L’AFRICA CORRE SU BINARI CINESI
La Cina sta finanziando le ferrovie africane. Così sono nate «la più grande opera infrastrutturale dall’indipendenza» del Kenya e il primo treno elettrico che collega due Stati, il Gibuti-Addis Abeba. Intanto il magnate francese Vincent Bolloré sogna di collegare le capitali delle ex colonie francesi e inglesi dell’Africa Occidentale con una linea di tremila chilometri
L’OBIETTIVO È METTERE l’economia africana sui binari giusti. Questa volta letteralmente. Sono infatti sempre più numerosi i progetti legati alle varie reti ferroviarie che dovranno collegare i punti economicamente nevralgici del continente nero. Dai treni superveloci in Africa orientale, ai futuri collegamenti in Africa occidentale e meridionale, diversi Stati stanno lanciando nuove linee o rivalutando le vecchie. Tutti vogliono trasportare merci e persone il più in fretta e il più lontano possibile. Una politica dei trasporti molto ambiziosa, maturata soprattutto negli ultimi dieci anni. Gran parte dei servizi ferroviari africani si sono arenati durante il periodo post-coloniale degli Anni Sessanta e a causa dei brutali conflitti armati scoppiati negli Anni Novanta. Mentre in passato, tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, erano i coloni europei a dettare legge in questo settore, i protagonisti indiscussi di oggi sono i neo-coloni cinesi. «Fino al 2002, le società europee avevano il ruolo di principali fornitori, consiglieri e finanziatori di progetti per le ferrovie in Africa», afferma la ricercatrice inglese, Emily O’Dowd, in un’analisi per SmartRail World. «Da allora, la Cina è diventata la forza dominante che destina in media 160 miliardi di dollari all’anno per le infrastrutture ferroviarie nel