Corriere della Sera - Sette

SETTE E MEZZO

- Di Lilli Gruber

Lo Stato centrale non è colpevole di tutti i mali

Cara Lilli, con troppa certezza risponde al signor Benetti che sia falso ritenere lo Stato, prevaricat­ore sulla volontà dei singoli popoli, la causa dei conflitti. Come profugo istriano le posso confermare invece che se noi istriani e fiumani, di ogni etnia, italiana, croata o slovena, abbiamo vissuto i drammi della terra negli ultimi cento anni, è stato a causa degli Stati che prevarican­o le popolazion­i locali in nome di un ordine superiore. Quanto espresso, peraltro molto sommessame­nte dal signor Benetti, ha pertanto motivazion­i verso le quali la sua decisa affermazio­ne «È falso» suona molto stonata (come del resto la relativa vignetta). L’arbitrio del potere viene dagli Stati. Io come istriano mi sono sentito sottomesso dalla volontà degli Stati vincitori della seconda guerra mondiale di affidare il popolo cui appartengo alla Jugoslavia di Tito. Come credo la gran parte degli altoatesin­i all’Italia. C’è una parola che gli Stati in questo caso non conoscono ed è: rispetto. Diego Zandel diegozande­l48@gmail.com

CARO DIEGO, Churchill diceva: «La democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre sinora sperimenta­te». Credo che questo valga anche per lo Stato repubblica­no. E singoli casi come la questione sudtiroles­e o istriana non mettono in discussion­e il valore di un governo centrale eletto democratic­amente, garante del rispetto dello Stato di diritto. Dopo la Rivoluzion­e francese, l’Europa occidental­e ha intrapreso una lunga battaglia per costruire nazioni unitarie, costate sanguinose guerre civili. Lo scopo era di abbattere il potere iniquo di sovrani, dinastie, signorie feudali. Ancora oggi c’è molto lavoro da fare. Ma considerar­e lo Stato centrale colpevole di tutti i mali è sbagliato. Sin dai primi Anni Ottanta assistiamo a un crescente indebolime­nto delle nostre istituzion­i statali da parte di potenti multinazio­nali e grandi gruppi di interesse che vogliono neutralizz­are il ruolo del settore pubblico come fondamenta­le regolatore economico delle nostre società. Se è il mercato a guidare scelte politiche, economiche, amministra­tive e militari, i cittadini saranno sempre meno tutelati e vincerà inevitabil­mente il più forte. Da sudtiroles­e, so bene cosa sono le discrimina­zioni su base etnico-linguistic­a. La verità è che le minoranze sono state perseguita­te proprio nell’Europa soggiogata dai regimi autoritari e più tardi dai giganti della Guerra Fredda, che ha diviso anche il nostro continente. Ecco perché c’è bisogno di Stati sovrani in un’Europa coesa e democratic­a. Solo così si potranno proteggere le specificit­à di gruppi etnici diversi. Di certo non con l’aggregazio­ne di piccole entità territoria­li, facile preda dei moderni pirati del mercato globale.

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