CRITICO ROTANTE
Lo spettacolo del cibo nell’ex fabbrica di cavi elettrici
A TORINO C’È UN POSTO NUOVO in cui andare. Si chiama Edit, che sta per Eat, Drink, Innovate Together, ma è anche la terza persona singolare del presente indicativo di edo, mangiare in latino. Da fine novembre, Edit contribuisce alla riqualificazione di un quartiere periferico ex industriale, Barriera Milano. Non esisteva un luogo simile a Torino finora.
2.400 METRI QUADRATI di cibo di qualità – dalla zona bakery al cocktail bar, dal bistrot al ristorante –, architettura minimalista, luci a cascata dal soffitto del piano superiore al pavimento del pianoterra, cucina del ristorante aperta, al centro di una sala con mattoni a vista e tubi a soffitto che fanno tanto Manhattan e ricordano il tempo che fu: una fabbrica di cavi elettrici.
MA VENIAMO ALLA PARTE più interessante: il cibo. Che si può godere a uno dei tavoli o al bancone che circonda la cucina del ristorante: il vero spettacolo della serata. Lo sguardo dei commensali è catturato dal lavoro dei cuochi, guidati dai fratelli chef Cristian e Manuel Costardi, di Vercelli, che propongono «un’idea di alta cucina a costi accessibili». Al bancone si gioca: vi viene consegnato un mazzo di carte con nomi e disegni di ingredienti. Scegliete e i cuochi costruiscono il pasto. Al tavolo non si gioca, ma si sceglie tra due menù completi (Il viaggio e Il territorio, piatti di pesce o della tradizione tutti in versione rielaborata) o alla carta. Da capogiro lo sgombro pac–soy, con cavolo cinese e wasabi, o il calamaro finto barbeque spolverizzato con nero di seppia, su crema di piselli. La star è il Costardi’s Tomato rice: risotto al pomodoro con pesto e cristalli di sale Maldon, da gustare in lattina in omaggio ad Andy Warhol. Che dire? Fidatevi, andate a Torino e provate Edit!