SEI UN BULLO?
ragazzi si mimetizzano, così mamma e papà nella maggior parte dei casi cadono dalle nuvole». «Capita che i genitori convocati a scuola difendano il figlio dicendo che si tratta di ragazzate. È invece importante prendere consapevolezza subito che c’è un problema», precisa Luca Bernardo.
3. Osserviamo come i ragazzi gestiscono le loro emozioni. «Molto spesso i bulli non sono capaci di tenere a bada la rabbia (cosa che talvolta si apprende in famiglia), aggrediscono anche gli adulti sia verbalmente sia fisicamente e sono nervosi» afferma il professor Bernardo. Continua Daniele Novara: «Imparare a gestire l’emotività è fondamentale». «Alcuni segnali emergono già alle scuole materne ed elementari, non trascurateli», conclude lo psicoterapeuta Alberto Pellai.
4. Facciamo attenzione se non rispettano le regole. Secondo la psicologa Sofia Bignamini: «Per i bulli chi si attiene alle regole date dagli adulti è uno sfigato. Questi ragazzi irrequieti hanno paura di sfigurare e le vittime rappresentano ciò che loro temono di diventare».
5. Monitoriamo il rendimento scolastico. «I maschi spesso non hanno buoni voti. Al contrario, le ragazze – un bullo su sei è femmina – sono già leader nell’ambito scolastico, hanno buoni risultati nello studio, sono carine. Le definiamo “api regine”: si circondano di gregarie ed escludono la vittima screditandola sia tra i pari sia con gli insegnanti che talvolta faticano a capire che si tratta di una trappola. Solo dopo aver preparato il terreno, il gruppo delle bulle sferra l’attacco: a volte si limitano a un’aggressione verbale o a riferire fatti falsi, altre aggrediscono fisicamente. Dai video delle forze dell’ordine abbiamo notato che picchiano proprio con l’obiettivo di far male: si tratta di ragazze che praticano sport di combattimento. Quello che si può fare è essere attenti se mostrano una particolare veemenza durante l’allenamento e se chiedono di imparare tecniche particolarmente violente», spiega il professor Luca Bernardo.
COME AIUTARE IL BULLO?
1. Diamo indicazioni precise. «Il genitore è responsabile dell’educazione. Il papà, in accordo