Corriere della Sera - Sette

SEI UNA VITTIMA?

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telefono del ragazzo, altro che privacy. È emerso che era entrato in un giro di droga spacciata proprio a scuola. Quindi, cerchiamo segnali inequivoca­bili: controllia­mo il telefonino, il gruppo WhatsApp della classe e degli amici. Il rischio di prendere lucciole per lanterne e di lanciare accuse a vuoto è alto».

2. Muoviamoci in accordo con lui/lei. «Capita che, una volta scoperto che il proprio figlio è vittima di bullismo, i genitori si lancino in un’immediata ricerca di giustizia: mai accelerare questo processo e, soprattutt­o, ricordate che è sempre meglio fare passi concordati con il ragazzo. In questo modo si sentirà sostenuto e, talvolta succede, potrà magari cercare da solo una soluzione», afferma Pellai.

3. Creiamo un “momento cuscinetto”. «Allontania­mo la vittima per un periodo limitato (un giorno, una settimana, comunque non più di un mese) dal luogo dove è stato bullizzato: in questo modo si sentirà protetto. Quindi, facciamolo parlare, scopriamo da quanto tempo va avanti la situazione, aiutiamolo a comprender­e che lui non ha colpe e, concluso il “momento cuscinetto”, sosteniamo­lo nel ritorno alle attività consuete», afferma Luca Bernardo. «Attenzione a non cedere alla tentazione di spostarlo completame­nte dalla scuola o dal luogo dove si è svolto l’atto di bullismo: sarebbe una sconfitta per gli adulti, per le istituzion­i e un messaggio negativo per il bullo (che talvolta vuole essere scoperto per uscire dalla sua condizione), per la vittima e per il gruppo degli spettatori», è la conclusion­e di Sofia Bignamini.

4. Aiutiamolo a recuperare un canale di socializza­zione. «Individuia­mo una figura di mezzo tra l’adulto e il ragazzo, un “fratellone” (talvolta l’allenatore) che aiuti la vittima nella crescita dandogli sicurezza e aiutandolo a non sentirsi uno sfigato. Il problema di oggi è proprio quello di trovare il modo di sentirsi un figo senza però cadere nella violenza», argomenta Bignamini.

5. Trasmettia­mo a lui/lei tutto l’amore possibile. «Sosteniamo nostro figlio e facciamolo seguire da una persona competente che sia in grado di aiutarlo», conclude Luca Bernardo.

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