SEI UN BULLO?
con la mamma, deve avere un ruolo forte e ristabilire delle regole», afferma Novara.
2. Riorganizziamo la sua vita. «Alle spalle il bullo ha una grande fragilità emotiva, in fondo è un ragazzo o una ragazza debole. Bisogna sostenerlo, farlo crescere. Non criminalizzatelo. E non solo a casa. A scuola, ad esempio, sarebbe importante far parlare i ragazzi, aiutarli a fare gruppo. Le classi, spesso anche solo nella disposizione dei banchi, non favoriscono questo processo di scambio positivo e di socializzazione», aggiunge Novara.
3. Facciamogli chiedere scusa, deve metterci la faccia. «Quando accade un fatto spiacevole, aiutiamo nostro figlio bullo a ricostruire i fatti, accompagnamolo a un incontro organizzato, magari dal preside o da altri adulti, in cui siano presenti anche la vittima e i suoi genitori. Quella non sarà l’occasione per sollevarlo dalla colpa e fargli togliere un castigo, ma per aiutarlo a prendere coscienza di ciò che ha fatto e, al tempo stesso, sostenerlo nel progetto riparativo», approfondisce lo psicoterapeuta Pellai.
4. Parliamo. «Teniamo aperto un dialogo in famiglia, parliamo con il dirigente scolastico o con il coordinatore di classe per capire come si comporta a scuola nostro figlio. È un modo efficace per non isolarlo, ma per creare un terreno fertile di aiuto anche in classe. Non sarà sempre facile perché in alcuni istituti si può trovare una forma di chiusura o sportelli d’aiuto dove si trovano professionisti con poca esperienza diretta. In ogni caso, è sempre meglio rivolgersi a un soggetto esterno: i genitori, pensando di far del bene, possono invece peggiorare la situazione. Meglio far intervenire uno specialista», sostiene Luca Bernardo.
5. Individuiamo le ragioni che l’hanno spinto a cercare la notorietà. Conclude Bignamini: «Spesso dietro questi comportamenti ci sono grandi frustrazioni. Non facciamoci ingannare dalla forza mostrata dal bullo: aiutiamolo a capire lo stato d’animo della vittima e non temiamo di esprimere la nostra critica».