Il sistema solare ha il suono dei Radiohead
MATT RUSSO, ASTROFISICO E MUSICISTA del Seneca College di Toronto, dice che la vede come «una canzone d’amore tra il sole e i pianeti». Quando l’ha ascoltata per la prima volta gli è sembrato di conoscerla già. Una, due, dieci replay ed ecco dove l’aveva già sentita: era la melodia di True Love Waits dei Radiohead! «Il sistema solare suona come la band di Thom Yorke», ha annunciato lui, entusiasta, ai suoi colleghi. Perché quello che stava studiando da un anno era proprio questo: il suono prodotto dall’infinito orbitare dei pianeti o dal passaggio di un asteroide in un determinato punto. Sulle note “spaziali” captate da Matt è stata perfino rielaborata in studio una nuova versione della canzone e il risultato è sorprendente: è una True Love Waits planetaria suonata dalla Terra, Mercurio, Venere e Marte. Per capire di più: succede che Matt circa un anno fa comincia a convertire i dati del catalogo Horizons della Nasa in note musicali, con l’aiuto di un software. Utilizza i numeri che l’Agenzia spaziale americana elabora, appunto, per Mercurio, Venere, Terra e Marte partendo da una considerazione: ogni volta che un pianeta completa una rotazione attorno al sole suona una nota (per noi non percepibile). Ovviamente i tempi per catturare ciascuna nota sarebbero lunghissimi nella realtà. Quindi Matt ha accelerato il movimento (cioè la rotazione) dei suoi quattro “suonatori” per avvicinare le note nel tempo. Il pianeta rosso, per esempio: per esibirsi su questo strano palco compie 34 giri al minuto! Risultato complessivo: sovrappo- ste l’una all’altra, le orbite hanno indicato note che
spostate sui tasti corrispondenti del pianoforte formano un accordo «con lo stesso ritmo del brano dei Radiohead», ha esultato Matt spiegando le tappe del suo lavoro alla stampa specializzata. «Per completare la canzone», scrive l’informatissimo Helloworls.it, «è stata fatta suonare come linea di basso anche la cintura di asteroidi». Alla rivista The Outline lo stesso Matt ha precisato di non avere dubbi: il suo software ha ascoltato i quattro pianeti e ha composto la melodia di True Love Waits. «L’introduzione è identica, esattamente la stessa armonia e le stesse note», dice. E ancora (riporta Tpinews): «Mi sono reso conto che c’è molta musica, là fuori, in attesa di essere ascoltata. Abbiamo affrontato alcuni altri sistemi come l’ammasso stellare delle Pleiadi, ma tutti volevano sapere come suonava il sistema solare».
CURIOSO DESTINO, quello di True Love Waits. Se potesse parlare lei – la canzone, scritta nel 1995 – probabilmente chiederebbe di essere lasciata in pace. E invece no. C’è sempre qualcuno che la tira in ballo per questo o quel motivo non musicale. Soltanto un anno fa abbiamo scritto dell’americano Charlie Thompson, fan sfegatato della celebre band inglese e guru di analisi dati. Si era inventato il « gloomy index », una specie di tristometro, per stabilire quale fosse il brano più straziante fra quelli di Thom Yorke & Co. E indovinate un po’? La nostra True Love Waits vinse il premio malinconia! Che il mondo, là fuori, sia una valle di lacrime?