SOGNO DI UNA NOTTE DI PRIMAVERA
La politica si concentri sulle cose che contano
Il nuovo governo? Ragioni sul ciclo della vita
I partiti studiano convergenze e alleanze, dimenticandosi i problemi urgenti e reali del Paese. Quattro esempi? A) bisogna aiutare le famiglie B) ridare valore all’educazione C) garantire libertà di scelta sul lavoro D) ridurre la distanza dei sistemi sanitari tra regione e regione
IL PARADOSSO, GIÀ VERIFICATO IN BELGIO, Spagna, Olanda e Germania, è che forse si sta meglio senza governo. Il paradosso è che le forze politiche impegnate a formare un esecutivo (ma è davvero questa la loro preoccupazione?) di tutto parlano ma non di ciò di cui ci sarebbe davvero bisogno. Il paradosso è che quello che le persone comuni vorrebbero dai loro rappresentanti appaia come un sogno. Il ciclo della vita, per ognuno di noi, passa di solito per 4 fasi. Nasciamo in una famiglia, andiamo a scuola, lavoriamo, diventiamo vecchi e moriamo. Famiglia, scuola, lavoro, sanità, sono le cose che più ci interessano e dovrebbero stare anche in cima ai programmi politici. Ma non è così. E questo segna la distanza con le persone. Del resto, basta pensare a scuola e sanità. Trascurate dalle classi dirigenti che molto spesso usano canali d’élite: scuole private e casse sanitarie di categoria. Quello che dovrebbe fare questa società rancorosa (copyright del Censis) è recuperare dignità e orgoglio, superando divisioni e contrapposizioni (quella tra Nord e Sud è riemersa prepotente il 4 marzo). Rimboccarsi le maniche e lavorare su una missione collettiva. In questi giorni i politici ci parleranno ancora di tagliare le tasse (la flat tax sembra già sparita dal vocabolario), di andare in pensione prima (l’abolizione della Fornero era solo uno slogan), di reddito per i poveri (quello di cittadinanza è un’altra cosa), senza ovviamente spiegarci chi dovrebbe pagare il conto. E invece ho fatto un sogno, quello di un Paese dove i leader, sinceramente tesi al bene comune, concentrino gli sforzi su famiglia, scuola, lavoro e sanità alla ricerca di iniziative il più possibile condivise
FAMIGLIA. Il taglio delle tasse dovrebbe partire dalla famiglia con figli. Quoziente familiare alla francese (dove
non a caso si fanno più figli), abbattimento delle imposte per le mamme lavoratrici, asili nido. Uno Stato che non affronta il declino demografico rinuncia al futuro. Certo, il fisco non basta. C’è una dimensione che attiene alle scelte di vita. Ma si può scommettere che un fisco premiante la famiglia sia meno divisivo che scegliere se tagliare il prelievo sulle imprese o sul lavoro. La famiglia al centro sarebbe già una prova di dignità e orgoglio. Un rivendicare le nostre radici più profonde.
SCUOLA. Andarci deve essere un piacere. Per studenti e docenti. Le scuole devono essere belle e funzionali. Gli insegnanti vanno pagati bene, ma devono aggiornarsi e sottoporsi a verifiche. E va assicurato uno standard minimo in tutto il Paese. Le gite scolastiche. Devono servire per riscoprire l’Italia. Basta gite a Valencia se un siciliano non conosce Venezia e un veneto non conosce Palermo. Se poi per ridare dignità e orgoglio alla scuola è meglio investire solo nel pubblico o dare un voucher alle famiglie spendibile anche nel privato, è una discussione da fare.
LAVORO. Declinare dignità e orgoglio nel lavoro significa una sola cosa: garantire la libertà di scelta. Più ancora della questione contratto a tempo indeterminato versus contratto a termine, è la volontà o meno di trovarsi in una certa condizione a fare la differenza. Quella che passa tra un professionista conteso dai committenti e il disoccupato che consegna la pizza con la bicicletta. Dignità è l’opposto di sfruttamento. Fin dagli stage, fin dai tirocini. Servono regole. Dove non c’è contrattazione il salario minimo per legge può fare da paracadute. La flessibilità non è un valore in sé e la promozione umana va sempre salvaguardata.
SANITÀ. Da quanto tempo diciamo che ci sono 20 sistemi sanitari quante sono le Regioni? E che curarsi in Calabria non è come in Lombardia? Siamo rassegnati o vogliamo affrontarlo questo problema? Difficilissimo, certo, ma cosa c’è di più nobilitante che assicurare uno standard minimo di assistenza su tutto il territorio? I letti nelle corsie, le attese di mesi per un esame diagnostico, l’assenza di servizio per gli anziani non autosufficienti; ovunque queste cose accadono, il diritto di cittadinanza è leso. Assicurare sempre la dignità del malato e la dignità del morire, cure palliative comprese, dovrebbe stare in cima ai pensieri di chi amministra le tasse.
RIDESTANDOMI, MI DOMANDO: vogliamo azzuffarci chiedendoci se sia meglio abolire la Fornero o mettere la flat tax e poi continuare ad avere un’Italia spaccata in due, ragazzi che abbandonano la scuola, una speranza di vita in Campania di due anni e mezzo in meno che in Trentino? Ma – appunto – stavo sognando.