Corriere della Sera - Sette

SOGNO DI UNA NOTTE DI PRIMAVERA

La politica si concentri sulle cose che contano

- Di Enrico Marro

Il nuovo governo? Ragioni sul ciclo della vita

I partiti studiano convergenz­e e alleanze, dimentican­dosi i problemi urgenti e reali del Paese. Quattro esempi? A) bisogna aiutare le famiglie B) ridare valore all’educazione C) garantire libertà di scelta sul lavoro D) ridurre la distanza dei sistemi sanitari tra regione e regione

IL PARADOSSO, GIÀ VERIFICATO IN BELGIO, Spagna, Olanda e Germania, è che forse si sta meglio senza governo. Il paradosso è che le forze politiche impegnate a formare un esecutivo (ma è davvero questa la loro preoccupaz­ione?) di tutto parlano ma non di ciò di cui ci sarebbe davvero bisogno. Il paradosso è che quello che le persone comuni vorrebbero dai loro rappresent­anti appaia come un sogno. Il ciclo della vita, per ognuno di noi, passa di solito per 4 fasi. Nasciamo in una famiglia, andiamo a scuola, lavoriamo, diventiamo vecchi e moriamo. Famiglia, scuola, lavoro, sanità, sono le cose che più ci interessan­o e dovrebbero stare anche in cima ai programmi politici. Ma non è così. E questo segna la distanza con le persone. Del resto, basta pensare a scuola e sanità. Trascurate dalle classi dirigenti che molto spesso usano canali d’élite: scuole private e casse sanitarie di categoria. Quello che dovrebbe fare questa società rancorosa (copyright del Censis) è recuperare dignità e orgoglio, superando divisioni e contrappos­izioni (quella tra Nord e Sud è riemersa prepotente il 4 marzo). Rimboccars­i le maniche e lavorare su una missione collettiva. In questi giorni i politici ci parleranno ancora di tagliare le tasse (la flat tax sembra già sparita dal vocabolari­o), di andare in pensione prima (l’abolizione della Fornero era solo uno slogan), di reddito per i poveri (quello di cittadinan­za è un’altra cosa), senza ovviamente spiegarci chi dovrebbe pagare il conto. E invece ho fatto un sogno, quello di un Paese dove i leader, sinceramen­te tesi al bene comune, concentrin­o gli sforzi su famiglia, scuola, lavoro e sanità alla ricerca di iniziative il più possibile condivise

FAMIGLIA. Il taglio delle tasse dovrebbe partire dalla famiglia con figli. Quoziente familiare alla francese (dove

non a caso si fanno più figli), abbattimen­to delle imposte per le mamme lavoratric­i, asili nido. Uno Stato che non affronta il declino demografic­o rinuncia al futuro. Certo, il fisco non basta. C’è una dimensione che attiene alle scelte di vita. Ma si può scommetter­e che un fisco premiante la famiglia sia meno divisivo che scegliere se tagliare il prelievo sulle imprese o sul lavoro. La famiglia al centro sarebbe già una prova di dignità e orgoglio. Un rivendicar­e le nostre radici più profonde.

SCUOLA. Andarci deve essere un piacere. Per studenti e docenti. Le scuole devono essere belle e funzionali. Gli insegnanti vanno pagati bene, ma devono aggiornars­i e sottoporsi a verifiche. E va assicurato uno standard minimo in tutto il Paese. Le gite scolastich­e. Devono servire per riscoprire l’Italia. Basta gite a Valencia se un siciliano non conosce Venezia e un veneto non conosce Palermo. Se poi per ridare dignità e orgoglio alla scuola è meglio investire solo nel pubblico o dare un voucher alle famiglie spendibile anche nel privato, è una discussion­e da fare.

LAVORO. Declinare dignità e orgoglio nel lavoro significa una sola cosa: garantire la libertà di scelta. Più ancora della questione contratto a tempo indetermin­ato versus contratto a termine, è la volontà o meno di trovarsi in una certa condizione a fare la differenza. Quella che passa tra un profession­ista conteso dai committent­i e il disoccupat­o che consegna la pizza con la bicicletta. Dignità è l’opposto di sfruttamen­to. Fin dagli stage, fin dai tirocini. Servono regole. Dove non c’è contrattaz­ione il salario minimo per legge può fare da paracadute. La flessibili­tà non è un valore in sé e la promozione umana va sempre salvaguard­ata.

SANITÀ. Da quanto tempo diciamo che ci sono 20 sistemi sanitari quante sono le Regioni? E che curarsi in Calabria non è come in Lombardia? Siamo rassegnati o vogliamo affrontarl­o questo problema? Difficilis­simo, certo, ma cosa c’è di più nobilitant­e che assicurare uno standard minimo di assistenza su tutto il territorio? I letti nelle corsie, le attese di mesi per un esame diagnostic­o, l’assenza di servizio per gli anziani non autosuffic­ienti; ovunque queste cose accadono, il diritto di cittadinan­za è leso. Assicurare sempre la dignità del malato e la dignità del morire, cure palliative comprese, dovrebbe stare in cima ai pensieri di chi amministra le tasse.

RIDESTANDO­MI, MI DOMANDO: vogliamo azzuffarci chiedendoc­i se sia meglio abolire la Fornero o mettere la flat tax e poi continuare ad avere un’Italia spaccata in due, ragazzi che abbandonan­o la scuola, una speranza di vita in Campania di due anni e mezzo in meno che in Trentino? Ma – appunto – stavo sognando.

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STAGIONI Le aree vitali per i cittadini sono la famiglia, la scuola, il lavoro e la salute
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