COPENAGHEN
Spettacolo a cui ha assistito Edoardo Vigna (Redazione 7)
al Piccolo Teatro di Milano (tournée: www.compagniaorsini.it)
Ci vuole il fisico per usare la fisica come strumento di comprensione dell’umano. Anzi, due. E che fisici! Il tedesco Werner Heisenberg, capo del programma nucleare nazista, nel 1941 va a sorpresa nella Copenaghen occupata a trovare Niels Bohr, per metà ebreo, maestro suo e di tutti i colleghi del tempo. Passeggiata nel parco, rientro precipitoso a casa, gelido addio. Cosa si dissero? Heisenberg portò il suo dilemma morale di scienziato al servizio di Hitler? Desiderava una benedizione? E Bohr? Gli lanciò un anatema (anche se dopo il ’ 43 lui stesso lavorò all’Atomica Usa)? La Storia non sa dirlo. Però, messi in scena nel triangolo mozzafiato Umberto Orsini, Massimo Popolizio, e Giuliana Lojodice (moglie di Bohr), i princìpi della fisica – Relatività, Indeterminazione, Complementarietà – illuminano il senso profondo dell’uomo moderno. E, come elettroni intorno al nucleo del cervello di noi spettatori, fanno girare pensieri più che scientifici.