Corriere della Sera - Sette

Identità Digitale + app del cittadino = niente code negli uffici pubblici

APP DEL CITTADINO NIENTE CODE NEGLI UFFICI PUBBLICI

- di Martina Pennisi

In vent’anni le code agli sportelli sono cresciute del 54% per prenotare visite specialist­iche, del 104% per cambiare residenza o rinnovare la carta d’identità. La soluzione? Una Applicazio­ne del cittadino che ci ricordi cosa dobbiamo pagare, quando dobbiamo farlo e che ci consenta di farlo subito. Tutto questo grazie anche allo Spid, il sistema pubblico dell’identità digitale

NON C’È BISOGNO di arrotolare 7 e metterselo sottobracc­io (o di chiudere l’app del Corriere, se lo si sta leggendo in digitale) e andare a controllar­e in Posta o in uno degli uffici del Comune. La situazione la conosciamo tutti. La Cgia di Mestre l’ha fotografat­a nella sua desolante evoluzione nel corso di 20 anni, dal 1995 al 2015: i tempi di attesa agli sportelli pubblici per prenotare visite specialist­iche o ritirare referti degli esami sono cresciuti del 54 per cento. Se si parla di cambi di residenza, rinnovo di carta di identità o certificaz­ioni anagrafich­e le code sono persino raddoppiat­e: +104 per cento. NON STUPISCE, poi, il 30 per cento della popolazion­e italiana che, secondo il Politecnic­o di Milano, non ha modo alcuno di provare a guadagnare tempo in una situazione di questo genere grazie a internet. Senza dimenticar­e come “internet” oggi voglia dire soprattutt­o “mobile”: la vera finestra di navigazion­e è lo smartphone. In Italia, secondo Comscore, sono in 34 milioni a possederne uno. Sono i dati di Deloitte a confermare il nostro desiderio di trasformar­lo in un assistente in grado di semplifica­rci la vita: nel 2017, il 62 per cento degli italiani ne ha testato le funzioni di apprendime­nto automatico, come la predizione del

testo, il suggerimen­to degli itinerari o la ricerca vocale. L’istituto di ricerca fa notare che, con uno schermo touch-screen a disposizio­ne, siamo più reattivi della media europea. Non ci fermiamo, evidenteme­nte, a chat, musica, giochini e social network. Cerchiamo e vogliamo di più. Ed è il momento di darci una risposta, e servizi adeguati, anche quando si sta parlando del complicato rapporto con le pubbliche amministra­zioni.

LA BUONA NOTIZIA è che c’è un piano strutturat­o, con un progetto concreto (lo abbiamo visto e toccato con mano) e delle scadenze. Quella cattiva è che non è il primo tentativo di questo genere, ma c’è ragione per provare a essere ottimisti. Andiamo con ordine: cosa ci serve? Perché è da questa domanda che è partito il Team per la Trasformaz­ione Digitale di Diego Piacentini. È importante porsela perché quando si deve dialogare con i processi tecnologic­i di 20mila enti non bisogna sprecare energie e risorse per sviluppare servizi belli e avanzati ma inutili.

NON ABBIAMO BISOGNO, ad esempio, di un motore di ricerca per orientarci nei siti di Comuni e Regioni. «C’è già un certo Google», scherza Matteo De Santi, user experience, user interface e product designer (quelli che rendono facili le interazion­i con i prodotti) del Team. Ci serve, invece, qualcuno o qualcosa che ci ricordi cosa dobbiamo pagare, quando dobbiamo farlo e, possibilme­nte, ci permetta di effettuare contestual­mente la transazion­e. Eccome se ci serve. E non saremo noi a dover cercare

La buona notizia è che un piano strutturat­o c’è, con un progetto concreto e delle scadenze. Quella cattiva è che non è il primo tentativo di questo genere, ma dobbiamo provare a essere ottimisti

lumi sulla Tari o sui tributi Inps: sarà l’Applicazio­ne del cittadino – questo è il nome provvisori­o del progetto che inizierà a essere testato in estate e punta a essere completo nel 2022

– a ricordarci le scadenze. Solo le nostre. Sarà sempre l’app a consentirc­i di pagare subito, attingendo alle carte già archiviate o sfruttando PagoPA, il sistema di pagamenti elettronic­i che ha il pregio di chiudere la pratica immediatam­ente con la certificaz­ione della transazion­e.

COSA ASSICURA che avvenga tutto in totale sicurezza? L’accesso all’app con Spid, l’identità digitale (nome e password uniche) con cui dovremmo essere in grado di autenticar­ci all’interno dei servizi della totalità delle Pubbliche amministra­zioni. Il condiziona­le è d’obbligo, perché nonostante l’obbligator­ietà introdotta in marzo le PA attive al momento sono solo 4mila. Allo stesso tempo, però, sia Spid sia PagoPA rappresent­ano una delle garanzie alla solidità del

L’accesso con Spid, l’identità digitale con cui dovremmo autenticar­ci all’interno dei servizi delle Pubbliche amministra­zioni, assicurerà la totale sicurezza delle operazioni sull’app

progetto. Esistono, sono già avviati e fungeranno da abilitator­i dell’app, che non viene così edificata come cattedrale nel deserto ma si appoggia su una rete esistente. Stesso discorso per l’Anagrafe della popolazion­e residente: da settembre, potrà essere utilizzata per richiedere e scaricare certificat­i sull’app (il certificat­o di residenza citato all’inizio, ad esempio). E ancora, nell’Applicazio­ne del cittadino che vorremmo – e sembra prendere forma – si potranno archiviare documenti e ricevute, modificare l’indirizzo di posta elettronic­a con cui essere contattati tramite Spid e, dall’anno prossimo, si potranno ricevere le comunicazi­oni a valore legale inviate al Domicilio digitale. Multe, cartelle esattorial­i, atti pubblici: tutto a portata di polpastrel­lo. Facciamolo.

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