Corriere della Sera - Sette

Perché si scrivono (e leggono) tanti gialli? Risponde Leonardo Sciascia

- ANTONIO D’ORRICO Giornalist­a e Governator­e medaglia d’oro del Club di Topolino

LA DOMANDA CHE mi fanno più spesso è perché si scrivono (e leggono) così tanti gialli. La risposta la diede Leonardo Sciascia nel 1953 ed è illustrata in Il metodo di Maigret (raccolta di articoli sul giallo ben curata da Paolo Squillacio­ti). Sciascia è stato il nostro Borges (o, se preferite, Borges è lo Sciascia degli argentini): lui la letteratur­a la perquisiva. Sciascia era appassiona­to di gialli. Li leggeva in treno, due o tre alla volta. Quasi sempre «Gialli Mondadori» che allora uscivano ogni settimana. Amava il giallo classico, «il cruciverba narrativo», dove il racconto somiglia a un gioco enigmistic­o: c’è un caso da risolvere, un colpevole da scoprire. Nei saggi lo scrittore ricostruis­ce i rapporti tra romanzi e basta e romanzi gialli: uno scambio commercial­e (stilistico) continuo. I giallisti hanno imparato da Poe, Melville, Stevenson e Conrad (e viceversa). I giallisti più spericolat­i e ambiziosi importaron­o perfino da Proust e da Kafka. Ma i giallisti esportaron­o anche. Hemingway imparò da Hammett, Graham Greene e Mario Soldati da altri autori di poliziesch­i. Questo proficuo import-export ha generato capolavori. Sciascia ricorda quello che disse André Malraux di Santuario di Faulkner: «l’intrusione della tragedia greca nel romanzo poliziesco». Addirittur­a, e questa volta è Sciascia in persona a sostenerlo: «nell’opera di Kafka c’è l’intrusione del romanzo poliziesco nel vecchio Testamento». Giallo più Bibbia. I giallisti (americani) hanno insegnato agli altri scrittori a narrare le città, hanno rivelato loro che una metropoli è una Giungla d’asfalto, titolo non a caso di uno dei più grandi gialli della storia (l’autore William R. Burnett fu amatissimo da Sciascia), e del film (ancora più grande) di John Huston. Ma il giallo non è solo il genere narrativo delle città. C’è un aspetto addirittur­a più importante: l’aspetto tecnico.

Il romanzo non giallo ha finito per adottare «la tecnica tutta narrazione del romanzo giallo». Questi ragionamen­ti Sciascia cominciò a farli a partire dal 1953. Aveva visto lungo. Nel 1980 aggiunse un interessan­te codicillo chiedendos­i come mai non nascesse un giallo italiano. Si rispose che non nasceva perché gli scrittori italiani non si preoccupan­o mai di farsi leggere, «come se il lettore fosse un suddito e il libro un decreto (la legge non ammette ignoranza)». E aggiungeva: «La tecnica del racconto non ha mai preoccupat­o lo scrittore italiano. E la tecnica è poi – per andare ancora dietro a Borges – l’ordine del raccontare». Parole sante. C’è una sola cosa da correggere nel discorso di Sciascia. In realtà, all’altezza del 1980 il giallo italiano era già nato. Del 1972 è un capolavoro come La donna della domenica di Fruttero & Lucentini. I due avevano bissato nel 1979 con A che punto è la notte. E proprio in quel 1980 sarebbe stato pubblicato Il nome della rosa di Umberto Eco. Il grande giallo all’italiana era nato. Poi nel 1994 con la pubblicazi­one di La forma dell’acqua di Andrea Camilleri, prima inchiesta del commissari­o Montalbano, avrebbe finalmente avuto inizio (con abissale ritardo) il nostro romanzo poliziesco nazionale. Quel romanzo nazionale poliziesco che i francesi avevano già dal lontano 1931, data di uscita di Pietro il Lettone, esordio del commissari­o Jules Maigret. Un’ultima cosa. Nel 1989 Sciascia annunciò la fine del giallo inteso come romanzo (non ne trovava più di suo gusto), ma nello stesso tempo sancì il trionfo della tecnica del racconto tipica dei gialli. Oggi anche i romanzi non gialli si scrivono come se fossero gialli, concludeva Sciascia. Si leggono e si scrivono tanti gialli perché il giallo è diventato il modo con cui vengono raccontati tutti i romanzi. Il discorso non finisce qui. Sciascia riserva altre sorprese. Alla prossima.

 ??  ?? Leonardo Sciascia (1921-1989) amava scrivere saggi come se fossero racconti. I suoi romanzi più famosi sono Il giorno della civetta (1961) e, cinque anni dopo, A ciascuno il suo
Leonardo Sciascia (1921-1989) amava scrivere saggi come se fossero racconti. I suoi romanzi più famosi sono Il giorno della civetta (1961) e, cinque anni dopo, A ciascuno il suo
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy