Proietti: «Quel salto di corsia fuori tempo»
UNA NOTTE, a metà degli Anni 60, dopo uno spettacolo al Piccolo Teatro di Milano, un attore nascente, ancora studente, racconta che stava tornando a Roma alla guida della sua 600. Al fianco un amico chitarrista. La stanchezza, poco prima dell’alba, suggerisce un cambio alla guida. «Tirai su il bavero, giù il capello e crollai nel sonno». La MilanoRoma, inaugurata da poco, non aveva ancora il guardrail che separava la corsia di chi andava a Nord, e chi a Sud. «Mi sono svegliato di colpo vedendo auto, poche per fortuna, che ci venivano contro. Lui ha sterzato e siamo risaltati dalla parte giusta, la nostra, verso Roma». Ma, nel secondo balzo la 600 si è ribaltata. Chitarrista indenne, «io meno, visto che mi sono ritrovato un po’ schiacciato sotto l’auto». Fin qui la parte drammatica. Poi arriva quella comica, o almeno surreale, come spetta a un attore nascente. Scena: pronto soccorso di un ospedale vicino a Firenze, dove il protagonista arriva frastornato, senza fratture serie, ma con botte e graffi in abbondanza. «Avevo freddo e ho chiesto qualcosa per coprirmi ma una suora, cattiva, siccome avevo un po’ di sangue dappertutto ha risposto “No no, che mi sporca tutti i pannilana”». Dopo poco era su un letto, con un asciugamano che gli copriva la faccia. «Mi hanno chiesto nome e professione. Quando ho detto “attore”, ho sentito un rumore di tacchi che si avvicinava, l’asciugamano si è alzato e, a pochi centimetri dai miei occhi, è comparso un viso di infermiera, coi baffi, che mi chiedeva se facevo fotoromanzi». Grazie a questa vicenda, per la prima volta uscì il suo nome, anche se sbagliato, su un giornale: «L’attore Troietti coinvolto in un incidente sull’autostrada Milano-Roma». «È stata la prima recensione della mia vita». In quelle successive il nome l’hanno scritto giusto: Proietti.