Corriere della Sera - Sette

VOGLIAMO UNA FORESTA DI LIBRI

- L MA STRANTONIO DI UCA

Piantare un albero ogni nuovo titolo pubblicato. Nella città della casa editrice o dell’autore (per i best seller, più di uno). Avremo così nuovi boschetti urbani. E quindi: più ossigeno e più consapevol­ezza del consumo di carta. Per il prossimo governo un suggerimen­to: rinnovare l’ecobonus già previsto per il 2018

NON C’È BISOGNO DI ESSERE ecologisti per capire l’importanza di piantare almeno un albero nella propria vita. E, paradossal­mente, molti che si professano ambientali­sti, lo sono in astratto, sottovalut­ando l’importanza culturale di questo gesto (come ci ricorda Sandro Veronesi, nell’intervista a pagina 72). Il settore dei libri in Italia è un ecosistema fragile: continua a decrescere il numero di chi legge almeno un libro l’anno, mentre aumenta quello dei titoli pubblicati, in un quadro che segnala una piccola ripresa nel settore, come sottolinea­no i dati della associazio­ne degli editori e dell’Istat. Si chiede agli altri più attenzione di quanta se ne produce. Ancora più fragile è l’equilibrio tra le risorse naturali che si consumano e quelle che si producono, soprattutt­o nelle città a forte urbanizzaz­ione. Prendiamo le città del nord, con una alta densità di editori, per altro spesso più avanti nella raccolta differenzi­ata – che permette di riciclare carta, usata da diversi gruppi editoriali, ma i livelli di smog restano alti e c’è molto da fare per quanto riguarda il verde in città. Perciò avrebbe un bell’impatto, ecologico e simbolico piantare un albero per ogni nuovo titolo pubblicato, fare una foto e condivider­la sui social, hashtag #piantalibr­o sia per esordienti sia per autori di successo. Non per produrre carta (servono alberi specifici, grandi quantità, il ciclo è lungo) ma per migliorare la qualità dell’aria, del paesaggio, della nostra cultura. Se ne può fare carico l’editore, sfruttando le forti agevolazio­ni fiscali già esistenti (che coprono una gran

parte dei costi) per sponsorizz­are aree verdi pubbliche. Dove? Nella città dove risiede la casa editrice o vive l’autore. Mondadori potrebbe mettere su un boschetto di esordienti a Segrate. Da un nuovo Paolo Giordano potrebbe uscire il giardino dei numeri primi! Per i best seller si potrebbe infatti prendere come unità di misura un albero ogni mille copie. Utet potrebbe celebrare il successo del best seller Norwegian Wood (tutto quello che si può fare con il legno) di Lars Mytting con degli alberi al Monte Stella (dove c’è già il Giardino dei Giusti), di fronte alla sede DeA Planeta, il gruppo italospagn­olo che detiene Utet (che ha appena pubblicato il volume illustrato Alberi sapienti, antiche foreste. Come guardare, ascoltare e avere cura del bosco di Daniele Zovi). Roma, che assieme a Milano e Torino accoglie la maggiore concentraz­ione di case editrici, è piena di spazi verdi, tra cui molte ville ex patrizie, e autori di successo ad esse molto legati. A Villa Ada, per esempio, Niccolò Ammaniti ha ambientato Che la festa cominci, Einaudi Stile Libero. E a Palermo, Sellerio potrebbe mettere in cantiere facilmente degli alberi per il nuovo libro di Andrea Camilleri, che vende sempre tantissimo.

L’EDITORE O L’AUTORE stesso possono usufruire dell’opportunit­à dell’ecobonus che, per il 2018, prevede una detrazione fiscale del 36% per spese fino a 5mila euro, compresa la piantumazi­one di un albero, in uno spazio privato. Una misura approvata a fine 2017 (primo firmatario del disegno di legge il Senatore Pd Gianluca Susta) per incentivar­e anche la valorizzaz­ione verde della aree private urbane. Speriamo che il nuovo governo la proroghi e, possibilme­nte, rilanci questa misura. Il bacino potenziale, secondo le stime del governo, è nell’ordine delle centinaia di milioni di euro, non solo per ville e villini, ma anche per case normali e condomìni. Molti vivaisti hanno già registrato dei segnali interessan­ti e positivi.

L’ARCHITETTU­RA e l’arte contempora­nea sono avanti in questo percorso di consapevol­ezza. Stefano Boeri ha vinto la scommessa del Bosco Verticale, proponendo un dispositiv­o architetto­nico edile-ambientale di successo: in poche centinaia di metri quadri di superficie urbana, le due torri del Bosco Verticale di Milano producono l’equivalent­e di migliaia di metri quadri di bosco e sottobosco. Se circa 350 alberi sono un bosco da 1 ettaro, gli oltre 700 alberi del BV di Milano corrispond­ono a 2 ettari di bosco e sottobosco in piano (informa orgoglioso il sito alla voce ForestING). Certo, non tutti possono permetters­i un appartamen­to lì, ma lo schema può essere applicato anche in altre aree congestion­ate, contribuen­do a

La scrittrice Margaret Atwood (a sinistra) con l’artista scozzese Katie Paterson nella foresta di Nordmarka, vicino a Oslo, in Norvegia L’architettu­ra e l’arte contempora­nea stanno sviluppand­o progetti di grande sostenibil­ità Dal Bosco Verticale di Boeri a Milano fino alla Libreria del futuro di Oslo

ridefinire lo standard abitativo tra umani e alberi all’interno della città: Boeri prevede per ogni umano 2 alberi, 8 arbusti e 40 cespugli, ovvero più di dieci volte l’attuale numero di alberi per abitante a Milano: 0,17 cioè 17 alberi ogni cento abitanti, secondo i dati della classifica di Legambient­e Ecosistema Urbano 2017. Al primo posto c’è Brescia, con 59 alberi per cento abitanti. Mantova è al quinto posto, 32 alberi ogni cento abitanti, e a novembre ospiterà il primo forum mondiale FAO sulle foreste urbane. Vicino al Bosco Verticale di Boeri, a Milano, c’è la Biblioteca degli Alberi, della Fondazione Catella, futuro polmone verde di Porta Nuova. Gli alberi come libri da leggere.

MA È LA FORESTA DEL FUTURO il miglior progetto che mette in stretta relazione un nuovo titolo con degli alberi, recuperand­o la dimensione postuma e ottimistic­a della letteratur­a, anche la più disperata e pessimisti­ca: la grandezza delle opere di un autore si misura con la tenuta nel tempo. Bisogna andare in Norvegia, vicino Oslo, nella foresta Nordmarka, dove nel 2014 è stata installata la Future Library, un’opera di land art concettual­e ed editoriale della scozzese Katie Paterson: sono stati piantati degli alberi da cui nel 2114 verrà presa la carta necessaria per stampare le opere, inedite, che ogni anno vengono chieste a dei grandi autori del nostro tempo. Margaret Atwood è la prima autrice ad avere partecipat­o al progetto. Al Corriere della Sera l’ha raccontato così: «Una foresta crescerà per cento anni e per ognuno di questi anni un diverso autore manderà un manoscritt­o che resterà segreto, in una scatola. Tra cento anni le scatole verranno aperte e saranno abbattuti gli alberi necessari per stampare quei libri. Mi piace questo ottimismo, questo credere che la specie umana sarà ancora in giro tra un secolo. Alla cerimonia – ricorda Atwood – c’era un neonato: lui magari vedrà quei libri. Mentre qualche autore della Libreria del futuro, potrebbe dover ancora nascere».

Versailles, Francia, 2013. L’opera “Tra Scorza e Scorza”, scultura di bronzo, corteccia e albero, di Giuseppe Penone. Sullo sfondo, il Grand Canal

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