Il nuovo David Letterman, profeta e confessore
VIDEOCRAZIA AVEVA DATO, all’inizio dell’anno, il bentornato a David Letterman per il suo show su Netflix, Non c’è bisogno di presentazioni. Il ritorno in tv (era stato pensionato nel 2015 dalla Cbs) di uno dei giganti umoristici degli ultimi trent’anni non poteva non essere un evento; il dubbio era semplicemente quello sulla voglia di Letterman di tornare a fare un lavoro, quello del conduttore di talk show, che a giudicare dalle ultime stagioni andate in onda non lo divertiva più granché (aveva confessato a Rolling Stone americano, con una franchezza tra il disarmante e l’autolesionista, di delegare quasi tutto ai produttori, e di avere seri dubbi sulla qualità di molte puntate andate in onda).
COSA RENDE COSÌ SPECIALE Non c’è bisogno di presentazioni? Non solo la lista degli ospiti – Obama, Clooney, Malala, Jay-Z – ma soprattutto la metamorfosi di Letterman. Non tanto per la barbona bianca da profeta ma per il felice abbandono di una formula inventata dalla tv americana subito dopo la Seconda guerra mondiale e arrivata decisamente al capolinea: il talk show con la finta scrivania e le mini-interviste ai confine della banalità con una parata di celebrity intervenute per promuovere l’ultimo film, l’ultimo disco, la serie tv. Il nuovo show è minimalista: niente band, niente siparietti, niente monologhi. Una lunga conversazione, più che un’intervista, lunga un’ora. Basata su una premessa: Letterman non ha più voglia di far ridere, preferisce confessarsi, e ascoltare le confessioni dei suoi ospiti. La puntata più recente, quella con il rapper Jay-Z, la più significativa in questo senso. Jay-Z che racconta con assoluta sincerità, senza filtri, la sua vecchia vita da spacciatore e il miracolo che lo salvò dal carcere (era volato a Londra per registrare un disco con un rapper quando una maxi-retata spazzò via tutti gli spacciatori suoi colleghi nel quartiere). Jay-Z che ricorda il dolore del padre per l’omicidio di suo fratello, la sua ricerca del colpevole e l’uso di droga che lo allontanò dalla famiglia. La conversazione con la quale sua madre gli confessò quello che lui aveva capito fin da ragazzo, il suo essere lesbica, Jay-Z che parla a Letterman e a noi del pubblico delle sue lacrime di felicità in quel momento, vedendo sua madre, da lui adorata, finalmente libera. Jay-Z che ammette il tradimento alla moglie Beyoncè, la terapia: «Per molti di noi, specialmente dove sono cresciuto, per gli uomini in generale, non ci sono strumenti emotivi per affrontare certe cose... Voglio saper piangere, voglio saper essere aperto al dialogo, voglio avere gli strumenti emotivi necessari per tenere unita la mia famiglia insieme... Ho una bella moglie che sapeva... E abbiamo fatto il duro lavoro di andare in terapia».
COME HA FATTO LETTERMAN a ottenere tanta sincerità? Semplice: regalandone in quantità, per primo. Letterman che ammette di non sapere nulla di rap, che chiede a Jay-Z di spiegargli la realtà dei ghetto e del razzismo, Letterman che ammette di aver tradito la moglie, anni fa, e di aver quasi perso la famiglia, l’adorato figlio quattordicenne Harry di cui parla sempre: «Mi piace pensare che non sono più la persona che ha causato così tanto dolore ad altri e a me stesso: il dolore e la paura di aver fatto saltare in aria la mia famiglia... Qualche anno fa mi ero messo nei guai e la situazione era mia responsabilità, colpa mia... Ho fatto qualcosa che non dovevo fare e me ne pento. Da allora ho cercato di riconoscere questo errore e di diventare una persona migliore» .