Lucchetta: «Sulla F40 ho abbassato la cresta»
ANDREA LUCCHETTA PRIMA di diventare campione mondiale ha capito come migliorare le sue doti da pallavolista girando su una Ferrari. Da passeggero però, perché la sua altezza di 1,98 che può salire da 2,02 a 2,08 a seconda della lunghezza della cresta di capelli, gli impediva di stare al posto di guida. Anno 1987: al volante c’era un collaudatore. «Ero andato nel loro concessionario sulla via Emilia, per vedere la F40, appena uscita. Io sono sempre stato un ferrarista e, visto che giocavo a Modena già da sette anni, loro conoscevano bene me e la mia passione per le “rosse”. Così mi hanno offerto di provarla. Sono stati tre minuti in cui, incollato al sedile, sudando, ho visto in azione riflessi e tempi di reazione di un pilota in mezzo al traffico». Un giro breve. Terrore e meraviglia, insieme, oltre a lasciare senza fiato l’automobilista, fecero riflettere il pallavolista. «Come un pilota lavora sui suoi tempi di reazione di fronte a ciò che ha davanti e muove mani e piedi di conseguenza, anch’io dovevo migliorare i miei in campo, reagendo più velocemente di fronte a come si muoveva l’attacco della squadra avversaria di là dalla rete». Il colpo di teatro è stato quando, in una strada dove non passava nessuno, il pilota ha fatto vedere al passeggero come si fa a girare di 180° gradi un’auto, toccando solo acceleratore e freno. Forse quella è stata l’unica volta in vita sua che Lucchetta ha abbassato la cresta, almeno metaforicamente. Anni dopo gli operai della Ferrari di Maranello, per lasciargli un ricordo di una sua visita, hanno preso un piccolo scarto di tapezzeria e gli hanno costruito sotto gli occhi un portachiavi. «Il regalo più bello che ho ricevuto e che mi ha insegnato quale valore possa avere riciclare materiale».