Corriere della Sera - Sette

Viva la complessit­à, siamo matrioske di emozioni

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Ogni giovedì pubblichia­mo il miglior testo d’attualità inviato dai lettori a settebello@rcs.it. A fine anno, 7 proporrà una collaboraz­ione all’autore dell’articolo più condiviso dalla nostra pagina Facebook

I l migliore della settimana: Anna Musci, 26 anni

HO 26 ANNI e mi trovo in una fase di stallo, in bilico tra l’essere studentess­a e il diventare una donna adulta, a un passo dalla laurea, ma con ancora i ricordi d’infanzia sedimentat­i nella memoria. Mi guardo attorno e vedo amici che si rendono indipenden­ti, si sposano, danno forma al loro futuro ed io mi chiedo con un filo di voce: «Cosa sto provando?» e la risposta è sempre «Non lo so». Devo ancora imparare a sentire, a ri-conoscermi e decidere un percorso. Devo avere il coraggio di camminare in avanti, ma la paura mi blocca. Mentre scendo le scale verso la profondità di me stessa, mi giro sempre più volte, non per guardare indietro, ma per osservare dove sto andando, spinta da forze opposte.

SULLE STRADE già fatte la percezione della realtà è tutta diversa, perché c’è già un po’ di quella luce che si posa e rimane fissa, sospesa, così timida e accesa di polvere, che non riesco a soffiare via. Mi terrorizza il pensiero di quello che potrei trovare in fondo a quella scala ma, allo stesso tempo, mi attira l’idea che quello che sono contenga qualcosa di diverso, che gli occhi non sanno. Non si dovrebbe restare immobili durante i propri ragionamen­ti, ma non riesco altrimenti. Le curve, le deviazioni delle idee che si fanno parola, mi spaventano. Queste sono come guidare in collina, dove non potresti dire di no al ritmo indolente della strada che si flette e dovresti rispondere con manovre decise. Viviamo un’intera infanzia nello stare nell’attimo prima della parola ed io, ancora, non ne sono uscita. Ogni volta che il pensiero sta per traboccare e sono pronta a mostrare cosa mi succede dentro, tutta la mia forza fa capolino e mi fissa in quell’istante, in una vertigine muta. Se ci rifletto su è strano, perché io, per indole, amo le cose che contengono qualcos’altro. Le scatole, i cassetti, i portaogget­ti delle automobili, gli astucci, gli armadi, le piccole cose inutili in fondo alle tasche, le borse, le ceste del bucato, i cd, i libri, catturano sempre l’attenzione del mio sguardo.

MI PIACE PENSARE di potervi trovare dentro una verità nuova, non pensata prima, che mi possa stupire. In una società dove tutto è esplicito, esposto, condiviso, sento nostalgia e cerco affannosam­ente persone che si svelano a poco a poco, sipari abbassati prima di uno spettacolo, le tende spesse e pesanti dei cinema, il battere un cocomero sperando in un interno rosso e zuccherino. Mi ispirano la possibilit­à di rinascita, di cambiare più e più volte nella vita, al contrario di quello che mi ritrovo a fare io stessa. Infatti amo le pance delle donne incinte. Le cose composite sono complesse, ma più belle. Per questo mi piace pensare che non siamo altro che matrioske di emozioni!

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Emozioni una dentro l’altra
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