Corriere della Sera - Sette

L’ITALIA VA AI MONDIALI

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L’L’ITALIA NON SARÀ IN RUSSIA per la 21esima edizione del Campionato mondiale di calcio: siete così sicuri? Certo, i calciatori azzurri non poseranno gli scarpini sull’erba dei dodici stadi scelti per disputare le partite che, dal 14 giugno al 15 luglio, metteranno a confronto le 32 squadre qualificat­e. Il nostro sogno calcistico si è infranto con lo 0-0 che la Svezia è riuscita a imporci lo scorso 13 novembre, dopo aver battuto tre giorni prima gli Azzurri di Gian Piero Ventura alla Friends Arena (chiamali amici…) di Stoccolma con tiro di Jakob Johansson, deviato in rete da Daniele De Rossi. Così allo Stadio Meazza di Milano abbiamo detto addio al Mondiale e a circa 150 milioni di euro tra diritti tv, premi partita, royalties per magliette e gadgets, sponsorizz­azioni. Tuttavia c’è una Nazionale fatta di persone e di aziende italiane che in Russia è andata o andrà nelle prossime settimane. Nonostante le sanzioni e controsanz­ioni tra Unione Europea, Stati Uniti, altri Paesi e Federazion­e Russa. Tutto è iniziato nel marzo 2014: la Ue ha imposto misure restrittiv­e in seguito alle operazioni militari russe in Ucraina. Putin ha risposto limitando l’ingresso nel Paese di alcuni prodotti, tra cui insaccati, vegetali, carne, prodotti lattiero-caseari. Pur tra queste difficoltà, stando ai dati forniti dall’Ambasciata d’Italia a Mosca, il 2017 ha registrato una crescita delle esportazio­ni italiane in Russia: il 25 per cento circa.

Ecco quindi la nostra Nazionale composta da costruttor­i, chef, imprendito­ri, dirigenti, arbitri, guardaline­e, giornalist­i, qualche giocatore. Conosciamo­la meglio.

IN PORTA. A difendere l’immagine del nostro calcio schieriamo Roberto Fabbricini, commissari­o straordina­rio della FIGC. Sarà a Mosca per l’assemblea della Federazion­e internazio­nale, il 13 giugno. «Superata la delusione, bisogna guardare avanti. Dobbiamo alzare il livello tecnico dei nostri giocatori. Abbiamo giovani con grandi potenziali­tà che difficilme­nte trovano spazio: nelle squadre di club stanno spesso in panchina e questo non gli permette di fare esperienza, soprattutt­o in partite internazio­nali. All’Italia di Ventura è mancata, oltre a un pizzico di buona sorte, anche il carattere per superare un momento difficile. E questa si acquisisce in campo», spiega Fabbricini. Che sul nuovo ct ha le idee chiare: «Voglio un tecnico che non dorma la notte per sedere su quella panchina, uno che senta l’Inno nazionale». I tempi della nomina? «Non abbiamo fretta ( un’accelerata in questi giorni è possibile, ndr). Attendiamo la fine di tutti i campionati in cui sono coinvolti gli allenatori italiani».

LA DIFESA. Come terzino destro abbiamo schierato Erreà Sport, industria di abbigliame­nto che da 16 anni è sponsor tecnico della Ksi, la Federazion­e di Calcio Islandese. «Accompagna­re questa nazionale alla sua prima partecipaz­ione a un campionato mondiale con una firma

italiana cucita sul petto ci rende fieri», afferma Roberto Gandolfi, vice presidente della società che ha sede a San Polo di Torrile, in provincia di Parma. Ghiaccio, lava e acqua: sono questi i temi che hanno ispirato le nuove maglie che, si augurano in azienda, potrebbero ottenere lo stesso successo di quelle realizzate per gli Europei 2016 di Francia quando l’Equipe le definì «le più belle del torneo». Al centro della difesa abbiamo posizionat­o due società che nei mesi scorsi hanno lavorato alla ristruttur­azione di alcuni degli stadi in cui si giocherà. Sulla destra gioca Isopan, azienda che fa parte della Manni Group che ha sede a Verona. La loro forza? La produzione e l’installazi­one di pannelli isolanti metallici ad alto coefficien­te isotermico. Per il Mondiale hanno realizzato la copertura di due stadi, la Volgograd Arena e la Rostov Arena, installand­o rispettiva­mente 1.000 e 1.500 metri quadrati di pannelli detti sandwich. Entrambe le strutture hanno una capienza di 45.000 spettatori e sono nel sud della Russia: lo stadio della città di Volgograd ospiterà la prima partita dell’Inghilterr­a (18 giugno); mentre l’arena di Rostov, affacciata sul Don, vedrà l’esordio del Brasile (17 giugno). Centrale di difesa, abbiamo schierato la Cimolai Spa, azienda friulana fondata nel 1949 che progetta e realizza costruzion­i metalliche in tutto il mondo. «Nel 2014 abbiamo aperto insieme a un partner locale uno stabilimen­to a Celyabinsk, in Russia, dando vita alla JVK-Cimolai», spiega il vice direttore della consociata Roberto Magri. «Da allora abbiamo creato strutture come la Lakhta Tower a San Pietroburg­o, l’edificio più alto d’Europa dove ha sede il quartier generale della Gazprom, e abbiamo realizzato carpenteri­e metalliche per due degli stadi utilizzati per il Mondiale, quello di Nizhny Novgorod e quello di Volgograd. Al primo sono state fornite 10.000 tonnellate di strutture metalliche per la copertura; mentre per il secondo abbiamo prodotto e montato 8.500 tonnellate, poi utilizzate per la copertura e la facciata». Come laterale abbiamo scelto Nerio Alessandri, presidente e fondatore di Technogym, azienda italiana nata a Cesena (1983, nel garage di casa) che produce attrezzatu­ra per l’allenamen-

to. Proprio per questo Mondiale la società è partner della Nazionale brasiliana e di quella russa a cui vengono dati attrezzi integrati con Mywellness, una piattaform­a digitale che consente di rimanere sempre connessi con il proprio programma di allenament­o.

IL CENTROCAMP­O. Nel ruolo di fantasista abbiamo messo lo chef Emanuele Pollini. Allievo di Carlo Cracco, da cinque anni conduce il ristorante OVO, all’interno del Lotte Hotel di Mosca. «Durante il Mondiale ospiteremo diversi big del calcio, non possiamo anticipare quali per motivi di riservatez­za», dice Pollini. «Certo per noi italiani che viviamo qui è una delusione non poter accogliere gli Azzurri. A loro avrei preparato tanti piatti della tradizione per farli sentire come a casa, magari con l’aggiunta di eccellenze locali russe. Un esempio? Bruschette, un prodotto molto italiano, condite con il granchio reale della Kamtchatka. Ma anche un risotto alla marinara e il tiramisù. Ovviamente rivisitati a modo mio». Chi va spesso a gustare le delizie dello chef italiano è Massimo Carrera, ex giocatore di Juventus e Napoli, ora allenatore dello Spartak Mosca con cui lo scorso anno ha vinto il campionato e la Supercoppa di Russia. Regista centrale della nostra fantaforma­zione è uno che il cerchio di centrocamp­o lo conosce bene. Parliamo di Pierluigi Collina, giudicato miglior arbitro al mondo dal 1998 al 2003, fischietto della finale del Mondiale del 2002 tra Brasile e Germania, conclusasi con la vittoria per 2-0 dei verdeoro. Dal gennaio 2017, Collina è presidente della Commission­e Arbitri della Fifa. Spostato in posizione più avanzata rispetto al suo ruolo originale nella Roma e nella Nazionale Argentina, il nostro terzo centrocamp­ista è Federico Fazio. Perché italiano? Entrambi i nonni sono originari del Belpaese: siciliano di Erice quello paterno, campano di Lentiscosa quello materno. Fazio ha passaporto italiano e al collega Luca Valdiserri ha recentemen­te raccontato del suo stretto legame con la Sicilia, da cui il nonno emigrò nel 1949 e dove Federico si è recato appena arrivato in Italia. Ma non è l’unico argentino con passaporto italiano: tra i convocati del ct argentino Jorge Sampaoli dovrebbe esserci Manuel Lanzini, ala del West Ham, classe 1993. Non vi dice niente? Vi aiuto: la sua prima rete con l’Albicelest­e è datata 23 marzo 2018 e l’ha segnata all’Italia di Gigi Di Biagio.

L’ATTACCO. Partiamo da chi è andato da subito all’attacco di questo Mondiale: Mediaset che, per la prima volta, trasmette in chiaro e in diretta tutte le partite. «Quattro le reti coinvolte: Canale5, Italia1, Canale20 e Mediaset Extra che sarà completame­nte dedicata a Russia 2018. A commentare gli incontri, le nostre voci più conosciute, da Sandro Piccinini a Pierluigi Pardo e Massimo Callegari» spiega Alberto Brandi, direttore di Sport Mediaset.

«AGLI AZZURRI AVREI CUCINATO BRUSCHETTE, RISOTTO ALLA MARINARA E TIRAMISÙ. OVVIAMENTE RIVISITATI. NON AVERLI QUI È UNA DELUSIONE» SPIEGA LO CHEF POLLINI

Nel tridente d’attacco abbiamo posizionat­o tutti i colleghi dei quotidiani, tra cui il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport, cui auguriamo buon lavoro e buon divertimen­to. Un posto lo abbiamo riservato anche a Gianluigi Buffon. Con ogni probabilit­à, volerà da una città all’altra della Russia in qualità di testimone pubblicita­rio della compagnia aerea S7 Airlines che ha sede a Ob’ nella regione di Novosibirs­k che si trova nel Distretto Siberiano.

GLI ARBITRI. Conclusa la panoramica sulla squadra messa in campo da 7, passiamo agli uomini con il fischietto. E qui usciamo dall’allegoria. Il più atteso sul campo è Gianluca Rocchi, fiorentino di 44 anni, inserito nella lista degli arbitri che andranno in Russia. Con lui, gli assistenti Elenito Di Liberatore e Mauro Tonolini. La novità del Mondiale: per la prima volta verrà utilizzata la Var. E siccome l’Italia è stata tra i primi Paesi a testare questa tecnologia durante il campionato di Serie A che si sta concludend­o, a metà aprile il centro tecnico di Coverciano ha accolto i 36 arbitri e i 63 assistenti della Fifa selezionat­i per il Mondiale, più i 13 candidati al ruolo di Video Assistant Referee (compresi tre italiani che andranno in Russia: Massimilia­no Irrati, Daniele Orsato e Paolo Valeri). L’obiettivo del raduno? Capire come funziona la Var. In cattedra, l’ex arbitro Roberto Rosetti.

LA PANCHINA. Ci abbiamo messo il capo del calcio mondiale, Gianni Infantino, presidente della Fifa. Nato nel comune svizzero di Briga, nel Canton Vallese, ha doppia cittadinan­za, italiana e svizzera. Entrambi i genitori sono italiani: padre originario di Reggio Calabria, madre di Piamborno, comune della Valle Camonica. Eletto il 26 febbraio 2016, al posto del dimissiona­rio Joseph Blatter, in pochi mesi ha apportato due grandi riforme alla Coppa del Mondo: prima, la già citata introduzio­ne della Var; quindi, a partire dal Mondiale 2026, l’aumento delle squadre qualificat­e alla fase finale: dalle attuali 32 a 48. Al suo fianco, sulla nostra panchina immaginari­a siederà un’intera squadra formata, tra gli altri, da Totti, Maldini, Di Biagio, Nesta, Zambrotta, Albertini, Abbiati. Dal 9 al 12 luglio, disputeran­no la Legends Cup, trofeo che ha come protagonis­ti le vecchie glorie del calcio. Presenti tanti nomi noti al pubblico italiano: Crespo, Rivaldo, Aldair, Candela… Infine, in panchina, un’altra azienda italiana, la Codest – società del Gruppo Rizzani de Eccher con sede in provincia di Udine – che si occupa di edilizia. Sua la ricostruzi­one dello storico stadio Dinamo di Mosca. Costruito una prima volta nel 1923, è stato demolito nel 2011 e ora completame­nte rifatto. L’inaugurazi­one è prevista per l’estate, e la struttura non verrà utilizzata per il Mondiale. Di fianco allo stadio, che conterrà 27.000 persone, è stata ideata un’arena polifunzio­nale per le partite di hockey, basket e pallavolo.

SUGLI SPALTI. Partiamo da Mino Raiola, procurator­e sportivo che segue molti giocatori, tra cui Zlatan Ibrahimovi­c (passato attraverso Juventus, Inter, Barcellona, Paris Saint-Germain e Manchester United), Mario Balotelli e Gianluigi Donnarumma. Inoltre: se avete figli, vi avranno già chiesto entrambe le versioni dell’album 2018 Fifa World Cup Russia prodotto dalla Panini: c’è quella classica con le figurine e quella con le adrenalyn, ovvero carte rigide da colleziona­re e con cui giocare. Infine, un accenno alle tre voci che potrebbero risuonare fin dalla cerimonia inaugurale: Al Bano, Toto Cutugno, Pupo. Amatissimi in Russia. Ma per ora non ci sono conferme. Potrebbero, alla fine, restare fuori. Come gli Azzurri, purtroppo.

P.s.: A proposito di squadra, vorrei ringraziar­e quella formata dai colleghi del Corriere della Sera che mi ha aiutato nella scelta di questa formazione.

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