SETTE E MEZZO
Tra carta e social? Scelgo l’informazione onesta
Cara Lilli, nell’era dei social la notizia sembra avere dell’incredibile, eppure gli studenti delle scuole superiori italiane si fidano dei media tradizionali: meglio giornali cartacei e telegiornali di motori di ricerca o social. I giovani, secondo una recente ricerca, ritengono le notizie della carta stampata maggiormente attendibili rispetto al digitale. Il buon vecchio cartaceo è sempre attuale e difende dalle bufale.
Gabriele Salini gabriele.salini@gmail.com
CARO GABRIELE, la notizia in realtà non mi stupisce affatto. Ho iniziato a fare la giornalista prima dei social media e il mio atteggiamento non è mai cambiato: bisogna sempre verificare le fonti, andare a vedere – quando è possibile – con i propri occhi, non accontentarsi mai della versione più semplicistica dei fatti. I social non vanno demonizzati: sono uno strumento agile, democratico e sempre aggiornato, che ha rivoluzionato i tempi del giornalismo. Ma hanno dimostrato più volte di essere anche veicoli di fake news, minando la loro stessa credibilità e, più in generale, quella delle notizie. L’ultima indagine del think tank statunitense Pew Research Center conferma che la televisione, la radio e i quotidiani restano i media ritenuti più affidabili in Inghilterra, in Svezia, Olanda, Germania, Danimarca, Francia, Spagna e Italia. In una fase storica così delicata per il nostro Paese, in cui le notizie vengono manipolate dai populismi, dovremmo tornare a fidarci dei fatti, e spiegare ai nostri ragazzi che un’informazione intellettualmente onesta e libera è il segno tangibile di una democrazia in salute. CARO MAURO, non sono d’accordo. Anzitutto i francesi, con i loro tecnocrati al potere, stanno vivendo momenti difficili con interi settori di attività paralizzati dagli scioperi e un generale senso di malcontento. Le ferrovie, le compagnie aeree, la salute pubblica, i pensionati, sono tutti contro il governo Macron, a prescindere dai ministri. Governare è una cosa e gestire l’attività della pubblica amministrazione è un’altra. Abbiamo bisogno di governi che abbiano radici ideologiche, linee politiche ben definite e il coraggio di attuare i programmi. Non ci serve un medico per affrontare i problemi del sistema sanitario pubblico in Italia, ma di una donna o un uomo con una visione, che possa decidere cosa è pubblico e cosa è privato, chi pagherà per cosa, chi sono i truffatori che stanno approfittando del sistema, e dove trovare le risorse per garantire il diritto alla salute, sancito anche dalla nostra Costituzione.