Corriere della Sera - Sette

UFFICIO POESIE SMARRITE

- versi amorevolme­nte recuperati da Luca Mastranton­io

La miopia di Giancarlo Majorino

Milano futura

Questa città diventerà potrebbe diventare un luogo dove uomini e donne si cercano o uomini gli uomini donne le donne se piace in piena libertà gli eventuali figli lo Stato alleverà (spaccate le quattro mura e padre e madre tolti dalla loro esclusiva proprietà in bene in male sulla carne che cresce) dove ora una folla serva cala perdendosi per fabbriche e in uffici un socialismo perpetuo insegnerà imparando cos’è la vita quello che hai capisci? Quello che ci spetta che sotto sotto sono come te mangiare bere dormire amare odiare è poco ma con questo poco in mano rifiuta di partire da loro. Solo saresti un animale che sogna dio. Paragonato all’albero, all’uomo morto, paragonato alle bestie sei fortunato; onesto per necessità via dal giardino armonioso nell’universo che non ha più guide e un buco nero sotto. Baudelaire bisogna, tu che insegni l’onestà (vita e morte da vivere-morire), ridurre ma oltre il tuo libro, libero in una stanza e per un uomo, le nostre «poesie caratteris­tiche» nel migliore dei casi (sei miope; hai gli occhiali?) o di uno spazio dato in un tempo dato. Non ingannarsi, che Dante non è più (lui e la sua poesia che era il tuorlo di un uovo); certo è seccante – e non basta la mano ferma, leggera – questa consideraz­ione di miopia personale, di fuochi fissi.

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Miopia
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