Una piccina aggrappata alla vita sulle note di Cremonini
C’ERA UNA VOLTA un bambina impaziente di venire al mondo. Così impaziente che vide la luce del suo primo giorno quando aveva solo 23 settimane. Così piccola, leggera e fragile che salvarla sembrava impossibile. «È viva ma l’abbiamo intubata. Non ci sono speranze, è troppo presto», dissero i medici scuotendo la testa. E invece no. Sono passati tre anni e, come fanno le bambine nelle favole, anche quella bimba è arrivata sana e salva alla meta delle mete: vivere. Ha sfidato i mostri del tempo, del peso, della crescita. Ha resistito alle intemperanze del suo cuore, dei suoi polmoni. Ha viaggiato per 130 giorni «in direzione ostinata e contraria», come direbbe Fabrizio De André, lungo il ti i idi d ll t i turale si sarebbero sviluppati a 5 mesi e mezzo di gravidanza. In condizioni estreme che ne sarà di lei? Dopo 2 settimane un’infermiera ci propose: “Sapete, la medicina sta studiando il potere della musica (...), si potrebbe seguire un percorso di musicoterapia, Mozart, Beethoven... lo so che è l’ultimo dei pensieri quando non sai se tuo figlio vivrà o meno, ma che ne dite?”. Accettammo (...) qualche cosa in noi ci diceva che se non poteva avere nulla almeno la musica... Dopo 2 giorni ci viene dato il permesso di farle sentire quello che volevamo noi. Pesava 650gr, era un feto, il suo sistema nervoso e il cervello si stavano formando. E così fu da quel momento che Cesare iniziò a cantare per li i tt