ESPRESSO PER LE ANDE
Spostarsi all’interno del Perù una volta era un’esperienza per stomaci forti. Oggi sulle Ande si può viaggiare comodi come un nobile austroungarico sull’Orient Express
Spostarsi all’interno del Perù una volta era un’esperienza per stomaci forti. Ora i treni sfrecciano fino all’antica capitale Incas, Cusco
SEDUTI SUL PIÙ GRANDE impero mai esistito nel continente americano, gli Incas avevano un punto in comune con altri celebri potenti dell’antichità. Erano convinti che la loro capitale fosse il centro del mondo e dunque tutte le strade dovessero portare lì. L’Urbe del dio Sole era l’attuale Cusco, città imperdibile per chi visita il Perù e
l’altopiano andino. La chiavano il Tawantinsuyo, incontro dei quattro punti cardinali. Le strade degli Incas erano un miracolo di ingegno, considerata la geografia impossibile, i dislivelli da superare e la tecnologia a disposizione (non conoscevano nemmeno la ruota), e avevano la stessa funzione di quelle romane, cioè tenere sotto controllo un territorio molto vasto. I sentieri sui quali correvano i chasquis, ragazzini dal fiato infinito che con il sistema della staffetta riuscivano a far arrivare il pesce fresco dell’oceano sulla tavola dell’imperatore, oltre a tutte le notizie più rilevanti delle terre dominate, sono in buona parte l’attuale rete stradale e ferroviaria del Perù. PAESE DI BELLEZZA straordinaria, un deserto sull’oceano gelato che poi sale fino a un altopiano (abitato!) a 4.000 metri di altitudine, per poi ridiscendere a strapiombo nella foresta amazzonica. Lungo i 10.000 chilometri di strade incaiche non ci sono più i ponti di corda, gli scalini di pietra e finalmente si usano le ruote. Comprese quelle
di ferro dei treni. In Perù, il mezzo è il viaggio, si potrebbe dire parafrasando Marshall McLuhan. È talmente affascinante l’atmosfera all’interno dell’autobus o del treno, che ciò che appare dall’altra parte del finestrino è soltanto una parte dell’esperienza. Fino a qualche anno fa era roba riservata a stomaci forti, oggi sulle Ande si può anche viaggiare, come vedremo più avanti, come un nobile austroungarico sull’Orient Express. CERTO, SI PUÒ ANCORA scegliere di evitare i pacchetti turistici e immergersi nell’impresa di prendere un bus oppure un treno riservati ai locali. Trovarsi come vicina di posto una donna con la bombetta e avvolta in un mantello coloratissimo che contiene un paio di bambini, mentre nella borsa tra le gambe due galline legate per i piedi viaggiano rassegnate anch’esse verso un altro destino. Trovarsi ad orari impossibili (sempre tra le 5 e le 6 del mattino) in una presunta stazione degli autobus, in realtà uno spiazzo qualsiasi della città, che a quell’ora brulica di venditori di caffè, altri intrugli caldi e cibi per noi difficili da digerire a qualunque ora, immaginiamoci all’alba. Orario di partenza? Variabile. Dipende dal numero dei passeggeri, se l’autista è arrivato, se il mezzo è a posto. Un tempo gli autobus andini avevano un’altra sinistra caratteristica,
spesso non arrivavano a destinazione, finendo in qualche strapiombo.
OGGI LA RETE VIARIA è migliorata e gli incidenti si sono sensibilmente ridotti, ma dare un’occhiata alle condizioni del mezzo e la scelta del meno a buon mercato è sempre da consigliare per chi viaggia. Una volta a bordo, poi, è facile dimenticare i disagi. Gli spostamenti sono lunghi ma il paesaggio cambia velocemente a causa degli sbalzi di altitudine e temperatura. Salendo verso l’altopiano si passa dalla sabbia del deserto dove non piove mai, a una valle umida coperta di palme e banani, poi un’altra più fresca marcata dagli eucaliptos e distese di coltivazioni di patate, e infine la puna sopra i 3.000 metri, dove resta l’erba dura che solo i lama riescono a ruminare. A scendere, effetto opposto. Si parte vestiti da
alta montagna e si arriva immersi nel caldo umido e appiccicaticcio del tropico. C’è la sensazione dell’altitudine, a causa della mancanza di ossigeno. Da prendere con le dovute cautele, perché il mal d’altura è una specie di euforia inebriante ma con il passare delle ore, soprattutto di notte, può trasformarsi in una terribile emicrania. Esistono comunque apposite pastiglie da prendere prima e durante il viaggio, e per i casi più seri sono disponibili ovunque bombole di ossigeno. SI DICEVA DEI TRENI. Pochi ma unici al mondo. Il Perù ha solo due linee, quella che da Lima sale verso l’altopiano, il Ferrocarril Central, e poi il tracciato già in altura che unisce Cusco, Puno e Arequipa. La prima è purtroppo quasi abbandonata, con orari irregolari e poco attendibili. Peccato perché si tratta di un capovaloro di ingegneria dell’Ottocento (la linea venne costruita per trasportare minerali) con decine di ponti e viadotti e il record mondiale del passaggio più elevato, a 4.781 metri sul livello del mare. Ci vogliono otto ore per percorrere i 170 chilometri più ostici della linea, con continui cambi di marcia della locomotiva in un percorso a zig zag. Il punto di arrivo è Huancayo, una piacevole città andina senza turisti.
MENO FOLLE, E QUINDI assai più percorribile e battuto, è il percorso illustrato nelle foto di questo servizio. Unisce le tre città che non possono mancare in un viaggio sull’altopiano andino.
Cusco, l’antica capitale degli Incas. Puno, punto di partenza per il lago Titicaca. Arequipa perla coloniale in un paesaggio naturale fantastico. L’agenzia britannica Belmond ha avuto di recente l’idea di trasformare quel viaggio tra folle colorate e galline in una esperienza di lusso. L’Andean Explorer si affianca così nelle proposte all’Orient Express che unisce Londra a Venezia, e al Royal Scotsman in Scozia. Tutt’altri paesaggi, ma stesso stile.
IL VANTAGGIO DEL TRENO
andino è che i percorsi sono relativamente brevi, quindi nelle offerte da uno o due giorni si dorme da fermi nelle stazioni delle città e si approfitta della giornata per effettuare escursioni. Cusco unisce le rovine dell’impero Inca alle chiese barocche degli Spagnoli ed è il punto di partenza per il celebre sito archeologico del Machu Picchu. Puno è sulle sponde del Titicaca, il lago navigabile più alto del mondo che il Perù divide con la Bolivia e ha come principale attrazione la visita delle isole galleggianti degli indios Uros. Arequipa è la città coloniale che ha dato i natali al Nobel della letteratura Mario Vargas Llosa, ai piedi del Misti, una montagna che supera i 5.800 metri. Oggi è rinomata per il contributo alla gastronomia peruviana, al momento assai in voga nel mondo. Il viaggio è il bello del Perù, ma le soste non deluderanno nessuno.
I viaggi rossi di 7 lasciano il posto a Il Lunghissimo Lungomare, il reportage collettivo del Corriere della Sera lungo tutte le coste italiane, isole comprese. Riprenderanno giovedì 6 settembre 2018