Corriere della Sera - Sette

I PICCIONI VIAGGIATOR­I SONO I NONNI DI WHATSAPP

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QUELLI CHE VEDETE SONO TRENTADUEM­ILA piccioni viaggiator­i che partono da centinaia di gabbie, durante un concorso annuale che si disputa nella Repubblica Ceca chiamato Katovian Memorial, dedicato ai meraviglio­si e fedeli volatili. In gara ci sono gli allevatori di questa specie d’antico lignaggio, presente nelle più belle narrazioni romantiche e d’avventura dei secoli passati. Volendo fare paragoni, si potrebbe dire che il piccione viaggiator­e sia il nonno vivente (e volante) di WhatsApp, un nonno attraverso il quale si possono mandare, mettendo rotolini alle loro zampe, messaggi in giro per il mondo. Anche le bottiglie nell’oceano assolvono a questo compito, ma a differenza dei vetri galleggian­ti, i piccioni viaggiator­i sanno sempre dove andare. Anche noi, digitando messaggi sul nostro smartphone, sappiamo a chi lo stiamo indirizzan­do. Quel che resta oscuro è attraverso quale diavoleria una faccina sul nostro schermo diverrà un istante dopo una faccina sullo schermo dell’amico prescelto. Sappiamo che c’è la Rete, entità maiuscola per definizion­e, e ci penserà lei, la Rete, a consegnare bene il mio messaggino. Una sorta di mistero tecnologic­o a cui ci siamo assuefatti: ne approfitti­amo ogni giorno senza farci tante domande. Ma per i piccioni? Peggio. Come fa un uccello a trovare il nostro destinatar­io? I libri parlano di magnetoric­ezione, parola che a occhio non risolve il giallo. Però lo fanno da secoli, e i romanzi sono pieni di nefandezze e di amori, dovuti o evitati, grazie a un piccione. Pensate a loro ogni volta che cliccate “invio” sul vostro smartphone. E commuovete­vi per il grandioso mistero della Natura.

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