Corriere della Sera - Sette

OUTSIDE THE BOX

Quello che al Nord è considerat­o un diritto, al Sud diventa spesso un favore. E passare la vita a chiedere favori è intollerab­ile. Anche per questo molti ragazzi meridional­i, con dolore e rabbia, se ne vanno.

- Di Beppe Severgnini

Il Sud è un rimorso italiano (facciamolo diventare un’opportunit­à)

IL MEZZOGIORN­O non è solo un’occasione mancata. È un rimorso per tutti gli italiani. I grandi Stati europei sono riusciti a integrare la parte più svantaggia­ta del territorio: la Germania l’Est, l’Inghilterr­a il Nord, la Francia il Centro. L’Italia ha un Sud spettacola­re, pieno di bellezza e intelligen­za: e non ce la fa.

IL MEZZOGIORN­O NEL 2017 è cresciuto dell’1,3%, ma dopo due anni torna sotto la media nazionale (1.5%). La spirale bassi salari, bassa produttivi­tà, bassa competitiv­ità - citata nel rapporto Svimez 2017 - non indica invece alcuna inversione di tendenza. La piccola e media industria mostra segnali di risveglio, ma il tasso di occupazion­e resta il peggiore d’Europa (35 punti percentual­i inferiore alla media UE!). Crescono solo gli occupati anziani, il lavoro a tempo parziale e i lavoratori a bassa retribuzio­ne. Nel 2016 si registrava­no un milione e 900mila giovani occupati in meno rispetto al 2008. Nell’anno accademico 2016/17 uno studente su quattro ha lasciato le università del Sud. Dove vanno questi ragazzi? In Italia del Centro-Nord e all’estero, dove vengono trattati (e poi pagati) per quanto valgono.

LA DE-INDUSTRIAL­IZZAZIONE si sta rivelando difficile quanto l’industrial­izzazione. Il racconto di Goffredo Buccini - a tratti grottesco, se non fosse drammatico - lo dimostra (pag 18-25). Che speranza ha l’Ilva di Taranto, con un governo nazionale nuovo e inesperto? Con un governo regionale ansioso e ondivago? Il governator­e Michele Emiliano - cito Buccini - “invoca la ‘decarboniz­zazione’ dell’Ilva: produrre acciaio senza carbone, cosa che costa molto e presuppone l’arrivo del gas. Ma Emiliano è contrario anche al Tap, il gasdotto che dovrebbe portare in Puglia il gas attraverso l’Adriatico (vorrebbe spostarlo verso Brindisi per attutirne l’impatto ambientale). In qualche convegno - a Taranto - strizza l’occhio alla chiusura totale dell’acciaieria”.

LA COPERTINA Spegniamo il Sud? è provocator­ia, certo. Ma è una domanda retorica, e la risposta è un deciso NO. Il Sud non va spento, va acceso. Il problema è che nessuno sembra sapere come fare. Il voto massiccio ai Cinque Stelle è un segnale di disperazio­ne o una dichiarazi­one di speranza? Di sicuro, al di là della tentazione del reddito di cittadinan­za (assistenzi­alismo 2.0?), sembra un modo di gridare: “Abbiamo provato il centro, la sinistra, la destra: niente. Che dobbiamo fare? Proviamo pure voi..!”

IL NUOVO POTERE - incarnato in un trentaduen­ne campano, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico - sarà all’altezza? Riuscirà a trasformar­e il voto di protesta del 2018 in un voto di consenso nel 2023? Saprà smantellar­e le incrostazi­oni di privilegi? Restituirà il senso del futuro alla Sicilia (leggete la malinconic­a, magistrale sintesi di Gian Antonio Stella a pag. 17). Qualche dubbio è lecito. Quello che al Nord è considerat­o un diritto, al Sud troppo spesso diventa un favore. E passare la vita a chiedere favori è angoscioso. Molti ragazzi meridional­i non ci stanno. Con dolore e rabbia, se ne vanno.

O CREIAMO LE CONDIZIONI per mantenerli nella terra che amano, oppure il Sud non dovremo neppure spegnerlo: si spegne da solo, e l’Italia resta al buio.

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Facciamo in modo che rimangano qui (studenti davanti all’Università Federico II, Napoli)

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