VAN GOGH - AUTORITRATTO DI UN LETTORE INSOLITO
Ho conquistato mia moglie con fegato e timballo
CARISMATICO ASTUTO INTRAPRENDENTE
ESCHE ALIMENTARI Mio padre, pilota dell’Aeronautica Militare, rimase ferito in Russia. Così incontrò mia madre, che faceva l’infermiera e stava per sposarsi con un altro uomo. Mio padre ebbe la meglio grazie alla sua scorta di cioccolato. Anch’io ho conquistato mia moglie con il cibo – l’ho conosciuta nella sua galleria d’arte orafa a Bonn, era già fidanzata. Le ho preparato un piatto di fegato e un timballo. Adoro cucinare, soprattutto la pasta (mi ha insegnato un’attrice romana).
BATTERISTA MANCATO Ho studiato batteria al Conservatorio di Magonza (ci eravamo trasferiti lì quando avevo 11 anni; prima abitavamo a Monaco, dove eravamo andati a vivere dopo la ricostituzione delle Forze Armate). Suonavo nell’orchestra del liceo e in due rock band. Ho smesso a 18 anni quando ho venduto la batteria per acquistare un Maggiolino: volevo impressionare la mia ragazza dell’epoca.
ANIMO IRREQUIETO Da bambino, a Magonza, vidi il prete imporre le ceneri ai miei compagni facendo loro il segno della croce sulla fronte – era la Messa del Mercoledì delle Ceneri; io, in quanto protestante, non partecipavo. Da allora il cattolicesimo iniziò ad affascinarmi moltissimo. A 16 anni decisi di lasciare la Chiesa Protestante perché non supportava più il Fronte di Liberazione in Africa. Mi avvicinai all’ambiente comunista, che abbandonai tre anni dopo. L’ARTE DELL’IMPROVVISAZIONE Convinto da una bellissima donna dell’ufficio di collocamento, dopo il liceo studiai Storia dell’Arte e Archeologia. Trascorsi il periodo universitario tra Vienna, Bonn e Roma e nel frattempo feci il servizio civile, lavorando come restauratore tra Magonza e Vienne (Lione). Concluso il dottorato, nel 1989 mi presentai alla Galerie Michael Werner di Colonia, da cui se n’era appena andata una mia amica. Mi esaminarono per tre ore e, nonostante non sapessi nulla di arte contemporanea, decisero di prendermi. Due anni dopo ho aperto una galleria tutta mia.
«VIVA L’ITALIA!» Avevo già provato a diventare direttore di Villa Massimo ( che organizza soggiorni di un anno a Roma per artisti provenienti dalla Germania, ndr) nel 1993, ma ero arrivato secondo. Mi sono ricandidato nel 2002. Quando ho saputo che mi avevano scelto (fra 170 persone!) ero a casa da solo: ho brindato con un bicchiere di grappa, esclamando «Viva l’Italia!». Mi sono trasferito a Roma con tutta la famiglia – poi mia moglie e i miei figli sono tornati in Germania.
LA VITA È BELLA Nel tempo libero amo andare in moto (ho una vecchia Vespa che adopero in vacanza nelle Marche, dove vive un mio carissimo amico, e una Bmw su cui scappo nella periferia romana), scattare foto (ho cominciato a 10 anni – ho due Leica e una Ricoh GR), leggere gialli e giocare a carambola (mia madre mi regalò un bellissimo tavolo belga del 1928 – adoro il Belgio).