Vaccini obbligatori, pregiudizi vietati
( e r edditi più alt i per chi avvia un’impresa)
AI TITOLI NOBILIARI sono abituato: in campo, da sempre, mi chiamano “lo Zar”. Dunque ora che sono imperatore non dimentico la pallavolo, e le prime leggi che faccio sono per tutelarla e farla diventare uno sport grande e popolare come il calcio. Le prerogative le ha. Quindi via a spazi televisivi dedicati, campioni che girano il mondo e si fanno conoscere, corsi per ragazzini. Governo come si gioca in una squadra: ascoltando gli altri, coltivando l’unità e la concordia. Al mio fianco ho una consigliera speciale: mia moglie Ashling, irlandese, che ha lavorato a lungo alle Nazioni Unite. Di recente, insieme a me, ha affrontato uno tsunami di critiche provenienti dai social: avevamo postato una foto della nostra bambina sorridente dopo un vaccino, siamo stati trattati come mercenari delle case farmaceutiche. I social, nel mio regno, resterebbero così: uno spazio dove ognuno può dire quel che vuole, anche se cercherei di incentivare il buonsenso e l’empatia. I vaccini, invece, li renderei obbligatori. Per tutelare i bambini, perché la scienza dice che sono sicuri, e anche per tutelare la comunità. La salute pubblica si tutela con il senso civico. Farei una manovra economica volta ad aumentare gli stipendi di tutti: ma soprattutto di artigiani e imprenditori, di chi ha un’idea, vuole creare una cosa, e la persegue con passione. Loro sono spesso vittime di pregiudizi. Come me: molti pensano di conoscermi solo avendo visto le partite, mi ritengono un privilegiato, e non pensano alla fatica, ai sacrifici. Ecco, i pregiudizi: sono l’unica cosa che vieterei. Renderei illegale parlare sulla base di un’opinione, di una generalizzazione. Sconfiggerei così molti problemi, no? Ivan lo zar della pallavolo,