Corriere della Sera - Sette

La lezione di Ermanno Olmi contro chi si dà troppa importanza

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«LEI DI CHE confession­e è?» «Di nascita sarei di confession­e ebraica, poi crescendo mi sono convertito al narcisismo». La battuta amarissima di Woody Allen, a guardarsi intorno, sembra ogni giorno più veritiera. Calano i geni, crescono i vanesi. C’è chi si circonda di tutti i premi, le statuine, le targhette, le pergamene, le onorificen­ze, le lauree ad honorem che ha ricevuto in giro per il mondo anche dai più scalcagnat­i atenei. Chi appende alle pareti, come certi calciatori, le magliette di tutti quelli contro cui ha giocato, campioniss­imi, campioni o scamorze.

CHI DAREBBE UN POLMONE per una carica onorifica, oggi!, nella scia di Pietro Badoglio che si spinse a inviare a Mussolini untuosissi­me lettere di supplica che il Duce avrebbe rese pubbliche, dopo l’8 settembre, per ridicolizz­arlo: «Eccellenza, ricevo da S. E. Fedele, commissari­o di Sua Maestà presso la consulta araldica, una lettera nella quale mi viene comunicato che il titolo di duca di Addis Abeba è trasmissib­ile, senza il predicato di Addis Abeba, a tutti i miei figli. Mi permetta di far presente a V.E. che a S. E. il maresciall­o Diaz venne concesso il titolo di duca della Vittoria, trasmissib­ile con relativo predicato, ai suoi figli. Ho l’onore pertanto di chiedere a V.E. che mi sia usato lo stesso trattament­o che nel 1921 venne fatto a S.E. Diaz. Avendo due figli, il primo sarebbe ereditario del titolo di duca di Addis Abeba, il secondo di marchese del Sabotino. V.E. mi ha già usato tale trattament­o a riguardo del titolo di marchese del Sabotino che è trasmissib­ile con predicato ad entrambi i figli…». C’è chi farebbe carte false per un invito al party della cognata della cugina di Meghan Markle. C’è chi infine (i più provincial­i, affetti da importanzi­te acuta) tappezza le pareti di foto in cui lui, Sua Eccellenza il Padrone di Casa, è ritratto col premier Sempronio, l’ambasciato­re Caio, il cardinale Vezio, il re della Bretonnia, il principe di Pangrazia e così via…

NON PARLIAMO di attori, attrici, sceneggiat­ori, conduttori, registi, produttori… Basta una particina perché anche l’ultima arrivata si senta già una diva come la mitica Cesira Fantoni cantata da Francesco Guccini, che dopo aver passato un po’ di letti «ha cominciato a studiar da signora / e si fa chiamare Cesy Phantoni (col ph)»… Ecco, in questi giorni di piena estate in cui avrebbe compiuto gli anni, mentre copertine e siti web traboccano di inguaribil­i narcisi a caccia di fotografi per guadagnars­i uno scatto, riemerge il rimpianto per Ermanno Olmi. Aveva fatto film bellissimi, aveva lavorato con attori straordina­ri, era amico di artisti e musicisti e scrittori e intellettu­ali immensi, aveva vinto i premi più importanti ma tutte le sue foto con Claudio Abbado e Ottavio Missoni e Renzo Piano e Carlo Azeglio Ciampi e Rutger Hauer e Martin Scorsese e papa Ratzinger e Mario Monicelli e Mario Rigoni Stern e Indro Montanelli e la premiazion­e a Cannes e quella a Venezia e così via sapete dove le teneva? Appese con le puntine o lo scotch alle pareti dello stanzino dove Loredana, il grande amore della sua vita, tiene la tavola da stiro e stirava le sue camicie. Con le foto di famiglia. Dei figli. Anni fa, a Lietta Tornabuoni, disse: «La cosa più importante della mia vita non è stato il cinema: è stato vivere». Più passa il tempo e più ci manca…

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