Corriere della Sera - Sette

Gratteri: «Andare veloce è più sicuro»

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I LIMITI DI VELOCITÀ sulle strade valgono sempre, per tutti. Ma anche questa regola ha qualche eccezione, che ovviamente la conferma. Una si chiama Nicola Gratteri, uno dei giudici della Dda, la Direzione distrettua­le antimafia, più noti d’Italia, e quindi nel mirino. In questo caso non metaforica­mente: vive sotto scorta dall’aprile 1989. Se ne è fatto una ragione, ha senso del dovere e anche dell’ironia: «Spesso dobbiamo viaggiare a velocità sostenute per non essere un bersaglio facile». Essendo appassiona­to di auto e motori, fin da piccolo, ha chiesto l’autorizzaz­ione a guidare. In un mese macina mediamente 5mila km. Quasi sempre con lampeggian­ti accesi, mai con la sirena. «Quella avverte che stai arrivando e quindi facilitere­bbe chi vuole fare un attentato. La si usa solo quando è assolutame­nte necessario, quando si è bloccati in un ingorgo, dato che non bisogna mai essere fermi». Con gli uomini della scorta, visti i lunghi viaggi, si creano rapporti strettissi­mi. «Alcuni lavorano con me da più di 10 anni. Sono come parenti. Facciamo tutto assieme». Scegliere dove prendere un caffè non è facile come per gli altri comuni mortali. Avere sempre gli stessi uomini per la protezione è fondamenta­le: «Loro sanno subito chi è un amico e chi uno sconosciut­o. Chi può avvicinars­i e chi no». Ma l’imprevisto può sempre accadere. Come una mattina molto presto, alla fine degli Anni 90, sulla statale Ionica vicino a Soverato. « Noi stavamo andando piano, una Bmw è arrivata come un missile e ha tamponato la nostra Croma blindata facendola sbattere contro il guard rail e poi ribaltare. L’altra auto è finita in un campo». Alla fine, al di là di botte sparse che non hanno tolto nemmeno un giorno di lavoro al giudice, è andata bene. Anche se il turista fiorentino, alla guida della Bmw, ha capito subito di non aver tamponato uno qualunque.

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R I C O R D I P I LOTAT I DA S T E FA N O R O D I

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