Le immagini dall’alto sono spettacolari, ma come proteggiamo la nostra privacy?
I droni sono sempre più diffusi tra professionisti e appassionati, ma sono solo una parte della videosorveglianza, un fenomeno in espansione. Le regole per difendere la riservatezza ci sono, ma non tutti se ne preoccupano
I DRONI NON SONO stati una mia idea dalla vacanza, ma una proposta di Chiara Severgnini, che firma la nostra apertura (pag 18-25). La redazione stava già lavorando al progetto – inchiesta, dati, fotografie, impaginazione, copertina – quando mi è arrivato un messaggio da una vicina di casa di Crema: «Giorni fa un drone ha girato a lungo sopra la vostra abitazione, abbassandosi e fermandosi. Pensavamo fosse opportuno segnalarvelo». Un mese fa una cosa simile è accaduta a mio figlio Antonio: sul Lago del Serio è sceso un drone e ha girellato per un po’. In un caso e nell’altro, chi lo guidava era invisibile.
NON SOFFRO DI MANIE di persecuzione, non credo che chissà chi trami chissà cosa. Immagino che qualcuno fosse curioso, senza sapere nemmeno – probabilmente – dove puntava la telecamera (se c’era, se era accesa). Il problema rimane, tuttavia: non è simpatico trovarsi un drone fuori dalla finestra, che guarda dentro. Quello che pochi anni fa sembrava fantascienza – roba da James Patterson e Dave Eggers (Il cerchio, 2013) – è entrato nella vita di tutti noi.
QUALI SONO LE REGOLE, in Italia? Le trovate nella storia di copertina, ma ho chiesto un’opinione anche a Gianni Scimone, il videomaker che mi ha accompagnato nei lunghi viaggi ferroviari dal 2010 al 2013, e opera da anni con i droni (come il nostro funambolico Massimo Sestini, di cui sono in arrivo immagini spettacolari nel Doppio Binario del 30 agosto!). Mi concentro su tre punti, consapevole del rischio dell’imprecisione:
– IL DRONE DEVE STARE a una distanza orizzontale di sicurezza di almeno 150 metri dalle abitazioni e almeno 50 metri dalle persone. Non può volare sopra le persone. Altezza massima consentita, 70 metri. Deve restare almeno a 5 chilometri dal più vicino aeroporto.
– IL DRONE NON PUÒ filmare senza permesso le proprietà private.
– IL PILOTA DEL DRONE deve sempre tenere un contatto visivo con il mezzo. Traduzione: se nessuno ha visto pilotare il drone intorno a casa mia, qualcuno lo faceva da lontano – “da remoto”, nella neolingua – seguendo il percorso tramite la telecamera e il tablet cui è collegata. Quindi, ha agito in modo illegale.
COME REAGIRE? Bisnonni, nonni e zii paterni e materni – cacciatori nella pianura lombarda – avrebbero saputo cosa fare: prendevano la doppietta e lo tiravano giù. Non ho la stessa mira, non possiedo uno schioppo e non credo che la questione si possa risolvere così (anche se sarei tentato). Immagino poi che il proprietario del drone impallinato strillerebbe come un ossesso, si rivolgerebbe a un avvocato e troverebbe magari un giudice che gli dà ragione.
Qualcuno ha visto passare un drone? (Rena di Matteu, Aglientu, Gallura, OT)
E I DRONI SONO SOLO UNA PARTE della videosorveglianza: neppure la più inquietante. Chiara S., come consuetudine di 7, non è partita con una tesi da dimostrare: si è informata e ha cercato di capire. Ma la conclusione, lasciata al presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, è perentoria: «Oggi l’enfasi viene messa sulla sicurezza, e un po’ meno sugli altri diritti, privacy inclusa. Ma la privacy è libertà, e la libertà non è un prestesto: è un diritto fondamentale dell’uomo». Pensarci, ogni tanto, non sarebbe male.