Corriere della Sera - Sette

L’elisir di lunga vita di Rod Steward? Il calcio e otto figli

- ANCORA SUL PALCO

SE PENSAVATE CHE FOSSE USCITO di scena vi sbagliavat­e di grosso. Roderick David Steward, classe 1945, più noto al grande pubblico come Rod Steward, sta tornando. Il prossimo 28 settembre uscirà il suo nuovo album, Blood Red Roses, Rose Rosso Sangue, il trentesimo (in studio) della sua carriera. Annunciand­olo sui social lui ha parlato di un «disco per pochi amici», nel senso che «ha quell’intimità» di chi fa gruppo con la complicità della conoscenza, dell’amicizia, appunto. Un lavoro fatto di «sincerità e onestà», qualità «di grande aiuto sia nella vita sia quando si scrive una canzone». L’uomo che due anni fa la regina Elisabetta II ha voluto nominare

Sir e che nel 2007, sempre per volere di Bukingham Palace, divenne Commendato­re dell’Eccellenti­ssimo Ordine dell’Impero Britannico, è ancora qui, sulle nostre lunghezze d’onda. Con i capelli modello istrice biondo e con la voce che graffia, impigliata com’è nella vita e nelle canzoni di Rod the mod, eterno ragazzo-contro dell’Inghilterr­a anni Sessanta. Blood Red Roses arriva dopo più di 50 anni passati sul palco, dopo più di cento – cento! – milioni di dischi venduti e dopo Another Country, album datato 2015. «Mi sono guardato indietro e ho ripercorso gli anni passati con la mia famiglia e gli amici» dice lui. «C’erano un sacco di canzoni da scrivere, è stato sempliceme­nte un nuovo inizio». Questo «nuovo inizio» prevede ovviamente un tour: sei serate (fra novembre e dicembre) al Caesar Palace di Las Vegas. E se per curiosità volete sentire in anticipo qualche nota sappiate che nel suo tweet di annuncio, Sir Rod regala pochi secondi di uno dei brani, Didn’t I.

«Come fai a essere sempre così in forma?» gli hanno chiesto mentre presentava al mondo le sue Rose Rosso Sangue. Rod the mod ha sorriso e ha risposto: «Avere bambini piccoli aiuta e io ne ho otto. Loro mi aiutano a farmi restare con i piedi per terra. Mi fanno divertire tutto il giorno. Dev’essere questo il segreto della longevità». Impossibil­e non parlare del suo secondo grande amore (dopo la musica), e cioè il calcio: «Lo adoro», ha esordito lui. «L’ho giocato, l’ho studiato, l’ho guardato per tutta la vita. Gioco ancora un poco e, ammetto, lo faccio seriamente».

A 73 ANNI GIOCA «ancora un poco» ma «seriamente», e quando gli fanno notare che è in gran forma fisica e gli chiedono se si sente un sex symbol chiarisce che: «è una definizion­e che odio. Non ho mai fatto nulla di proposito per attirare l’altro sesso. Credo sia qualcosa che arrivi con la musica. La musica stessa è molto sensuale e vibrante. Quindi se faccio qualcosa sul palco che viene vista come sensuale – scoppia a ridere – è sempliceme­nte per caso. Del resto», e chiude lì la questione, «faccio il lavoro più bello del mondo e non lo do mai per scontato .Losocheè un vecchio clichè, ma lo è davvero. Anche Trump pensa di fare un bel lavoro, ma il mio è veramente eccezional­e».

Straordina­rio, sì. Come le sue Sailing, Tonight’s the night, Maggie May, Da ya think I’m sexy, The First Cut Is The Deepest, Passion... Rod Steward sarà in tour per promuovere il nuovo disco, Blood Red Roses, che uscirà il 28 settembre

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