Corriere della Sera - Sette

Antonio Rossi: «Una Mini per cinque fratelli»

- RICORDI PILOTATI DA STEFANO RODI

ANTONIO ROSSI, vincitore con la canoa di tre ori, un argento e un bronzo in due diverse Olimpiadi, parlando di guida tende a non raccontare molto di sé. Parla di altri campioni. Si ricorda di uno, in particolar­e: Kristian Ghedina. «Sono stato con lui in auto più volte. A differenza della mia velocità sull’acqua, la sua con gli sci lo aiuta parecchio nella guida. Non è un caso che abbia corso un campionato italiano superturis­mo con la Bmw». Tra fuoriclass­e si studiano. «Mi è capitato diverse volte di vedere come Alex Zanardi affronta le discese con la sua handbike. Per esempio, durante la Maratona delle Dolomiti. Un fenomeno». Rossi in auto, invece, è sempre stato l’opposto: uno tranquillo, anche perché abituato a viaggiare spesso con la sua canoa sul tetto, un carico delicato che invita alla prudenza. «Peraltro il mio rapporto con la guida è avvenuto un po’ a rilento: sono il quinto di cinque fratelli e quindi ero l’ultimo della lista nel diritto a usare la Mini Minor familiare che ci dividevamo. A Stefano, il maggiore, toccavano le ore, a me i minuti». Antonio ha dovuto attendere di diventare campione per avere una sua auto personale. Emozioni forti, anche su quattro ruote, comunque, non gli sono mancate. La più dura da digerire gli è toccata nei panni di navigatore durante un rally sopra il lago di Como. «Stavamo andando a una velocità folle, ho alzato gli occhi dalla cartina e, davanti, ho visto un trattore». Alla guida dell’auto, non del trattore, per sua fortuna c’era un pilota vero, ed è riuscito a evitarlo. Una più divertente, invece, è stata quando sulla pista di Monza, per un corso di guida sicura, ha messo le mani sul volante di una Gtr Nissan, un missile che raggiunge i 100 km all’ora in meno di tre secondi. «Lì mi è anche capitato di fare un giro di prova con Liuzzi (ex pilota di F1, ndr), e ho capito che io non sapevo guidare».

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