Corriere della Sera - Sette

Negare la scienza va contro la libertà

(e anche contro la democrazia e l’economia)

- Di Marco Cappato e Marco Perduca

In Italia in agricoltur­a ha vinto una ideologia anti-progresso che sacralizza ciò che è tradiziona­le e naturale, demonizzan­do Ogm e biotecnolo­gie. Il principio di precauzion­e deve difenderci dalle storture del mercato, ma senza bloccare il principio di innovazion­e, mettendo in ginocchio la ricerca scientific­a

L’ITALIA È LEADER IN EUROPA contro il progresso in agricoltur­a (sì, avete letto bene: contro il progresso!) e, insieme ad altri, ha appena ottenuto un “successo” che rischia di condannare a morte ricerca e agricoltur­a nostrane. Il 25 luglio scorso, infatti, la Corte di giustizia europea ha adottato una decisione che estende agli organismi ottenuti mediante le più recenti biotecnolo­gie come Crispr (una correzione del genoma) l’applicazio­ne della direttiva europea 2001/18 sugli Ogm che autorizza gli Stati a proibire quei prodotti. La decisione risponde a un ricorso di associazio­ni francesi guidate da José Bosé, oggi eurodeputa­to, che si erano costituite contro l’uso di sementi ottenute da mutagenesi sito-specifica, una precisa tecnologia di ultima generazion­e. Questi prodotti saranno quindi sottoposti alle stesse regole dei vecchi Ogm e saranno vietati in buona parte d’Europa. Le richieste degli scienziati sono rimaste inascoltat­e. Non è la prima volta che dei giudici prendono decisioni che hanno conseguenz­e pesanti sul progresso scientific­o. Molto spesso le decisioni restrittiv­e di Parlamenti, Governi e tribunali che vengono applicate per regolament­are un evento nuovo sono assunte sulla base del cosiddetto “principio di precauzion­e”. Ma, se è saggio controllar­e l’impatto di un fenomeno nuovo sulla salute e sull’ambiente, passato un congruo lasso di tempo e in assenza di effetti negativi, va considerat­o un altrettant­o importante “principio di innovazion­e”.

LA SCIENZA È ORMAI IN GRADO di modificare il genoma vegetale, ottenendo prodotti più sani e più ecologici, ad esempio rendendoli più resistenti ai parassiti (e dunque riducendo il ricorso ad antiparass­itari chimici) oppure

meno bisognosi di acqua o altre risorse naturali. In un mondo sovrappopo­lato, dove la biodiversi­tà si riduce e il riscaldame­nto globale inaridisce la terra, il progresso tecnologic­o deve essere utilizzato nel migliore dei modi. I governi italiani degli ultimi 20 anni hanno invece scelto la strategia opposta d’intesa con Coldiretti: mettere al bando gli Ogm, ridurre in ginocchio la ricerca scientific­a pubblica, proibendo la sperimenta­zione in campo aperto di nuovi prodotti geneticame­nte migliorati. Interi progetti di ricerca pubblica italiana sono bloccati in attesa che si portino a buon fine altrove per poi invadere il mercato italiano. Sono molti gli esempi che si potrebbero fare di piante geneticame­nte migliorate da ricercator­i italiani che hanno atteso invano per due anni l’autorizzaz­ione del ministro Martina per la sperimenta­zione in campo aperto.

Ora saranno vietate.

CI SI DEVE CHIEDERE come sia stato possibile che la scelta di proibire il progresso scientific­o in agricoltur­a abbia finora avuto la meglio in Italia. Sicurament­e ha influito l’ideologia anti-scientific­a e anti-industrial­e che sacralizza ciò che è “piccolo”, “naturale” e “tradiziona­le” senza comprender­e (né far comprender­e ai cittadini) i benefici di prodotti migliorati tecnologic­amente (tornereste ai cellulari di 20 anni fa o preferite gli smartphone?). Ha poi influito negativame­nte l’errata associazio­ne tra un metodo di migliorame­nto genetico (che produce Ogm) e l’idea che questo crei monopoli, abusi di posizione dominante, coltivazio­ni intensive, dissesto idrogeolog­ico, sottofinan­ziamento della ricerca pubblica. Questi e altri fallimenti del mercato, che meriterebb­ero interventi e correttivi pubblici, sono invece ritenuti – o fatti ritenere manipoland­o la realtà – come conseguenz­e dell’operato delle perfide multinazio­nali che vogliono imporre gli Ogm contro le coltivazio­ni tradiziona­li. Quali che siano le cause, per invertire la rotta è necessario che gli scienziati si alleino con gli agricoltor­i aperti all’innovazion­e e si organizzin­o per informare i cittadini sulla realtà dei fatti – anche per questo a ottobre lanceremo Science for Democracy, una piattaform­a internazio­nale per promuovere il dialogo tra scienza e politica sulla base di evidenze. Dalla nostra parte c’è il cosiddetto “diritto alla scienza” sancito dal Patto sui Diritti Economici Sociali e Culturali dell’Onu che protegge e promuove la libertà di ricerca e stabilisce il diritto di ogni essere umano a beneficiar­e dei risultati del progresso scientific­o e tecnologic­o.

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FUTURO VERDE Alcune piantine geneticame­nte modificate in un laboratori­o di Berlino
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Marco Cappato (a sinistra) e Marco Perduca (a destra) sono rispettiva­mente tesoriere e coordinato­re internazio­nale dell’Associazio­ne Luca Coscioni (di cui si svolgerà il prossimo congresso dal 5 al 7 ottobre a Milano)
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