Corriere della Sera - Sette

Via il bar abusivo a Siracusa, non sempre i furbi la fanno franca

- Di Gian Antonio Stella

SOTTO LE MACERIE del ponte Morandi, nei primi giorni di strazio, pianti, liti nel governo e accuse ai Benetton, è rimasta anche una notizia che non merita di finire nell’oblio. Certo, non è poi così importante davanti a una tragedia come quella genovese. Dice però che non sempre i furbi finiscono per vincere. Ricordate lo scandalo denunciato settimane fa sul Corriere dell’oscena costruzion­e d’un bar-caffetteri­a-ristorante nella Piazza d’Armi del bellissimo Castello Maniace di Siracusa, a dispetto delle proteste degli ambientali­sti? Replicò allora la soprintend­ente Rosalba Panvini che il terreno non appartiene al Demanio regionale siciliano ma all’Agenzia del Demanio statale e che questa aveva bandito «per conto proprio» la gara per valorizzar­e l’ex Piazza d’Armi e che lì «da anni facevano d’estate feste di ogni genere con strutture provvisori­e orrende e più grandi dove c’erano perfino le bancarelle e il dancing!» e che «nessuno si lagnava tanto» e che lei non poteva certo «mettersi di traverso» al progetto perché «tutte le leggi sono state rispettate». Per concludere così: «Vogliamo impedire l’uso temporaneo di quello spazio? Tutti i musei e i siti archeologi­ci del mondo hanno una caffetteri­a e un luogo dove i visitatori possono ristorarsi. Qui no?».

LA RISPOSTA è arrivata il 21 agosto su carta intestata dell’Assessorat­o siciliano ai Beni Culturali e indirizzat­a anche alla Procura della Repubblica. Firmata dal soprintend­ente ad interim Calogero Rizzuto, dice che «gli elaborati prodotti dalla ditta confermano sostanzial­mente le difformità rilevate dall’ufficio». E cioè che il basamento della struttura (spacciata dai promotori come leggera e facilmente rimovibile) non è poggiata «su zavorre prefabbric­ate» ma realizzata illegalmen­te con una «platea armata e gettate in opera» proprio come dicevano le foto degli ecologisti. Di più: c’è un «sostanzial­e incremento della altezza complessiv­a della struttura rispetto al progetto approvato».

Ordina quindi «la reintegraz­ione delle opere eseguite abusivamen­te…». Cioè la demolizion­e dell’orrenda piattaform­a di cemento armato con tutto ciò che c’è sopra per farla, davvero, una struttura leggera che tenga conto del rispetto dovuto a un luogo bellissimo e tutelato.

EVVIVA le granite da consumare vicino al Castello, ma no a enormi catafalchi cementizi, grazie. Fatto questo passo obbligato, preceduto a fine luglio dallo spostament­o di Rosalba Panvini da Siracusa a Catania, sarebbe importante che adesso l’Assessorat­o regionale ai Beni Culturali e la Soprintend­enza, nelle prossime settimane, facessero un gesto in più. E cioè si

costituiss­ero parte civile, mostrando da che parte sta lo Stato dopo troppe incertezze e troppi compromess­i, nel processo che si aprirà finalmente a novembre per il caso di corruzione che ha coinvolto nel febbraio scorso una quindicina di giudici e avvocati. Ricordate? C’era in ballo, tra l’altro, una intimidato­ria richiesta danni per 283.821.669 euro ai tre coraggiosi soprintend­enti che avevano stoppato la costruzion­e di 71 villette e due centri ricettivo-direzional­i sul pianoro dell’Epipoli, un’area archeologi­ca tutelata dagli anni Cinquanta. Ai primi d’agosto, quella costituzio­ne di parte civile che renderebbe giustizia ai soprintend­enti nel frattempo «spostati» non è stata fatta. Niente di male. Purché al momento giusto lo Stato batta un colpo.

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Siracusa, Piazza d’Armi del Castello Maniace
 ??  ?? GIAN ANTONIO STELLA Editoriali­sta del Corriere della Sera e scrittore. Autore del bestseller La Casta.
GIAN ANTONIO STELLA Editoriali­sta del Corriere della Sera e scrittore. Autore del bestseller La Casta.

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