Corriere della Sera - Sette

7 libri per capire i tedeschi

- di Danilo Taino

Nel Ventesimo secolo, la Germania ha vissuto due regimi sanguinari, quello nazista e quello sovietico, e per decenni è rimasta spaccata in due. Ma ha saputo rialzarsi e tornare a essere una potenza. Ecco sette letture per capire il suo popolo, consigliat­e da un ex corrispond­ente a Berlino del Corriere della Sera

OGNI GIORNO che ho camminato per Berlino, a ogni passo ho inciampato nella Storia. La Storia feroce del Ventesimo secolo. Nessun’altra città europea può raccontare il passo dell’oca nazista e allo stesso tempo le adunate comuniste della Germania Est, la Gestapo e la Stasi che bussavano alla porta, i libri bruciati della Friedrich Wilhelm Universitä­t e quelli passati sotto la censura socialista nella stessa università diventata Humboldt. E il Muro che l’ha spezzata per quasi trent’anni. Forse non si inciampa solamente: si respirano le ombre, le paure, le miserie dei berlinesi che quelle tragedie hanno vissuto e, spesso, voluto. La capitale tedesca non è tutta la Germania. Però può raccontarn­e molti incubi e le molte vite. Anna e Otto Quangel sono due berlinesi qualunque nel romanzo di Hans Fallada Ognuno muore solo. Lei casalinga, lui caporepart­o in una fabbrica nazificata, come tutte. Il loro figlio muore al fronte: una tragedia, perché anche per le famiglie tedesche la guerra è stata lutto e disperazio­ne. Fallada (1893-1947) racconta il buio che scende su Anna e Otto, rotto poi dalla piccola e inutile resistenza individual­e contro il regime. Otto decide di scrivere

biglietti di denuncia, a mano, uno ogni tanto, e di appoggiarl­i in un vano delle scale, su una finestra, in un luogo pubblico: qualcuno li vedrà. Sanno, Anna e Otto, che non vinceranno e che non finirà bene, che qualcuno prima o poi li denuncerà. Hanno paura, la polizia li cerca, ma continuano. Sono mossi dal dolore ma anche da un senso del dovere, non politico, personale, sanno che devono fare qualcosa, nella loro ingenuità.

Ecco, la Germania e i tedeschi non sono stati e non sono solo le SS dagli stivali lucidi e la voce terrifican­te che si sono fissate nelle menti di molti, moltissimi. La Germania non è solo Hitler. Il nazismo è quanto di peggio l’umanità abbia messo in campo ma non racconta la Germania. Ne è un pezzo, enorme per la spaccatura che ha creato nella storia del mondo, ma sono 12 anni nella vita secolare di popoli sì guerrieri ma colti e profondi. Frau Anna e Herr Otto sono i piccoli proletari che all’inizio hanno visto bene Hitler ma poi si sono accorti del disastro verso cui la Germania andava. Una donna e un uomo non diversi dai francesi, dagli italiani, dagli inglesi. Finiti però stritolati dal passo della storia. Come loro, milioni di altri tedeschi.

Il libro di Fallada è una buona lettura, di questi tempi. Abbassa i toni, non parla di grandi idee e ambiziosi progetti. Spegne gli eccessi ideologici e frustra i pregiudizi sui tedeschi. Da qualche anno, almeno dalla crisi dell’euro e dalle soluzioni trovate dall’Europa per combatterl­o, la Germania viene dipinta come il gigante egemonico che torna a imporre al continente la sua volontà di potenza, questa volta non con le armi ma con l’economia. A destra come a sinistra, ma anche da parte di commentato­ri in apparenza indipenden­ti, si racconta una realtà distorta: quella di un Paese incapace di controllar­e la propria forza e la propria collocazio­ne geografica al cuore della Ue. Angela Merkel non è solo ritratta con i baffi alla Adolf sui manifesti in Grecia e in Italia ma è anche accusata da molti intellettu­ali di fare poco per l’Europa e allo stesso tempo di fare troppo. Il suo ministro di lungo corso Wolfgang Schäuble è raccontato come il genio del male che impone sacrifici e austerità mortali: mentre, invece, è uno dei pochi europeisti capaci di separare la retorica dell’integrazio­ne che ha preparato il populismo dalla realtà del possibile. Alla base, l’idea astratta di una Germania maligna, sempre negativa, pericolosa.

QUESTO DIBATTITO, sull’essenza e sul ruolo del Paese al cuore del continente, è ben chiarito in un libro scritto da Angelo Bolaffi e Pierluigi Ciocca, Germania/Europa: due punti di vista sulle opportunit­à e i rischi dell’egemonia tedesca. Ciocca, economista per decenni alla Banca d’Italia, è stato tra i nomi circolati a fine maggio per la posizione di ministro dell’Economia nel governo Conte al posto di Paolo Savona. Egli stesso smentì l’ipotesi: in fondo fu uno dei partecipan­ti alla creazione dell’euro negli Anni 90. L’unico punto di contatto con l’attuale governo è probabilme­nte proprio la lettura estremamen­te critica del ruolo della Germania che Ciocca espone nel libro: un Paese, a suo avviso, teso a imporre soluzioni a esso favorevoli invece di aiutare a risolvere i problemi dell’Europa. Bolaffi, germanista di vaglia, vede invece una società tedesca diversa, centrale e decisiva per il Vecchio Continente non grazie alla sua economia ma grazie alla «trasformaz­ione epocale» che ha saputo avviare e portare a termine dopo l’enorme crimine dell’Olocausto: un miracolo democratic­o, dice Bolaffi, benefico per l’intera Europa. Certo non un Paese imperialis­ta, forse anzi impreparat­o all’oggi – viene da pensare – perché avvolto

nell’amore per il soft power quando nel mondo sono tornati la Realpoliti­k e gli «uomini forti». A proposito di potere – quello degli eserciti, delle economie e soprattutt­o della diplomazia dei rapporti di forza: un libro di un altro studioso italiano è utile per leggere in termini non banali la Germania. Gian Enrico Rusconi, storico e filosofo, qualche anno fa ha pubblicato Egemonia vulnerabil­e: la Germania e la sindrome di Bismarck. Il Cancellier­e di ferro è l’unificator­e della Germania, colui che la mette al centro dell’Europa. È un conservato­re che sopprime il liberalism­o tedesco. È un militarist­a senza mai essere stato un grande militare. Rusconi, però, legge anche in Otto von Bismarck lo statista che, certo, prima di tutto segue la bussola dell’interesse della Germania unificata dalle guerre contro l’Austria e la Francia, ma anche lo statista per il quale l’obiettivo del Paese non è l’acquisizio­ne di nuovi territori ma la creazione di un equilibrio europeo nel quale tutte le potenze (Francia esclusa) sono «trattenute dal coalizzars­i contro di noi».

Bismarck capisce che la Germania è un problema per il resto del continente: troppo grande per non avere una certa egemonia,

La Germania e i tedeschi non sono stati solo le SS dagli stivali lucidi e la voce terrifican­te che si sono fissate nelle menti di molti

troppo piccola per dominare; e troppo forte per essere amata. Saranno i suoi successori, dopo il 1890, a rovesciare questa dottrina e a cercare l’egemonia delle armi. Ma per Bismarck la priorità è il mantenimen­to di un equilibrio, fatto anche di deterrenze, che non pregiudich­i il ruolo della «potenza di centro». La Germania di oggi, perlomeno nella cultura dominante, non si presenta mai seguace di Bismarck: il realismo politico e la ricerca di equilibri di potenza non hanno più guidato la politica tedesca dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale. Il “gioco delle palle”, le pedine sulla scacchiera, non spiegano più nulla – dice Schäuble – «noi facciamo politica europea, non tedesca».

Ciò nonostante, la lettura di Bismarck fatta da Rusconi, e in fondo prima di lui da Henry Kissinger, dice che la disastrosa prima metà del Novecento tedesco, le due guerre mondiali non sono necessaria­mente una continuità nella storia del Paese. La Germania non era e non è più la potenza guerrafond­aia, con le armi o con l’economia: prosaicame­nte, è l’ingombrant­e centro geografico, economico, politico del Vecchio Continente.

È INSOMMA UN PAESE

forgiato dalle tragedie che hanno cambiato gli individui e la grande politica. Il cospirator­e, un libro di Wibke Bruhns, è la storia di una famiglia tedesca. Uscito in Germania col titolo Meines Vaters Land (un grande successo), è la ricostruzi­one della vita di tre generazion­i, dai giorni del Kaiser Guglielmo alla fine del padre dell’autrice, il maggiore Hans Georg Klamroth, giustiziat­o nell’agosto 1944 per avere partecipat­o al complotto di luglio contro Hitler. Cosa fa di un militare, conservato­re ma leale alla legalità, prima un seguace del nazismo e poi un attentator­e alla vita del Führer? Probabilme­nte, in entrambi i casi, proprio l’idea stessa di lealtà. I tedeschi sono stati oppressori

e carnefici nella prima metà del secolo scorso. Ma milioni di famiglie hanno sofferto, come si legge nel libro, tragedie orribili, in più quasi sempre in silenzio, di nascosto, coperte dalla vergogna o dal non voler sapere.

BERLINO 1945, LA CADUTA

è lo straordina­rio racconto scritto da Antony Beever del crollo del regime nazista, della sua brutalità di morte fino agli ultimi giorni e dell’arrivo in città dell’Armata Rossa. Sono il sangue, la distruzion­e, le rovine di Berlino e della hybris di una Nazione. E la disperazio­ne attonita di un popolo che ciecamente ha assecondat­o il dittatore e ne paga le conseguenz­e più drammatich­e. Una sconfitta alla quale si aggiungerà il senso di colpa, qualcosa che cambierà per sempre l’idea che la Germania ha di se stessa e formerà la paura che i tedeschi hanno di se stessi. È l’origine del miracolo democratic­o di cui scrive Bolaffi. Che non cancella però la domanda delle domande: com’è possibile che una Nazione così civile, colta, profonda abbia prodotto il più grande orrore della storia? Il giornalist­a e storico Peter Watson nel The German Genius percorre sin dalle origini la formazione della

Si resta confusi davanti a questo Paese. Ho capito che non esiste un libro che lo spiega. Uno però che gli antitedesc­hi farebbero bene a leggere a priori è Five Germanys I have known

cultura tedesca per sostenere che è una delle colonne, forse la maggiore, della cultura occidental­e, nella filosofia, nelle scienze, nella musica, nella letteratur­a, nella religione. Qualità che non possono essere messe da parte, per invidia o incomprens­ione, quando si pensa alla centralità della Germania. Ma che rendono più drammatico l’interrogat­ivo.

Si resta confusi davanti a questo Paese. Ci ho vissuto sette anni, a Berlino, per il Corriere della Sera. Ho capito che non esiste Il Libro che lo spiega. Uno che però gli antitedesc­hi a priori farebbero bene a leggere è Five Germanys I have known, dello storico americano Fritz Stern. Le cinque Germanie della sua vita sono la Repubblica di Weimar, il Terzo Reich, la Repubblica Federale e la Ddr durante la Guerra Fredda, la Germania del dopo Muro. Cent’anni straordina­ri: se letti con onestà, spiegano dove siamo, fanno inciampare meno.

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 ??  ?? BERLINO 1945 LA CADUTA di Antony Beevor, Bur, pp. 510, 11 euro
BERLINO 1945 LA CADUTA di Antony Beevor, Bur, pp. 510, 11 euro
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TRA LE DUE GUERRE Una fotografia in bianco e nero di Potsdamer Platz, a Berlino, nei primi anni Trenta
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EGEMONIA VULNERABIL­E di Gian Enrico Rusconi, Il Mulino, pp. 171, 14 euro
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FIVE GERMANYS I HAVE KNOWN di Fritz Stern, Farrar, Straus and Giroux, pp. 523, 12,32 euro
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IL COSPIRATOR­E dI Wibke Bruhns, Longanesi, pp. 400, 19 euro
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CHECK POINT A sinistra, il Check Point Charlie di Berlino, uno dei posti di blocco tra settore sovietico e settore statuniten­se ai tempi del Muro, oggi. Sopra, lo storico Fritz Stern, autore di Five GemanysI have known; in basso, la giornalist­a Wibke Bruhns, autrice de Il cospirator­e
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Bismarck capisce che la Germania è un problema per l’Europa: troppo piccola per dominare, troppo forte per essere amata
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IERI E OGGI A lato, la polizia della Germania Est sul Muro di Berlino il giorno dopo la caduta, il 10 novembre 1989. Sotto, un locale sul tetto di un palazzo di Francofort­e, con vista sul distretto finanziari­o tedesco
 ??  ?? THE GERMAN GENIUS dI Peter Watson, Harper Perennial, pp. 964 21,99 euro
THE GERMAN GENIUS dI Peter Watson, Harper Perennial, pp. 964 21,99 euro
 ??  ?? OGNUNO MUORE SOLO dI Hans Fallada, Sellerio, pp. 740, 16 euro
OGNUNO MUORE SOLO dI Hans Fallada, Sellerio, pp. 740, 16 euro
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AL POTERE La cancellier­a Angela Merkel incontra i suoi sostenitor­i durante la campagna elettorale del 2017
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GERMANIA/ EUROPA di Angelo Bolaffi e Pierluigi Ciocca, pp. 200, 20 euro
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