Guido Catalano: «Le poesie curano il mal d’amore. L’ipocondria? Ci pensa la mia fidanzata-medico»
Riformato al militare per ansia, ha inventato le Poesie di Fine Rapporto e ideato un protocollo per lasciarsi sui social. Non ha mai usato Tinder («ora devo, per il nuovo libro») e si è fidanzato con una dottoressa («mi ausculta molto») conquistata con lettere di carta («e un Negroni»). Conversazione con il «poeta dei limoni». Non quelli di Montale
GUIDO CATALANO È IL POETA DEI LIMONI,
intesi non come agrumi, cari a Eugenio Montale, ma come aspre metafore dei baci alla francese («limonare» è l’infinito nordico di «darsi un bacio»). Lingua, il francese, che suona naturale, grazie alla erre moscia che rende croccante il suo accento torinese (alla Luciana Littizzetto, ma con meno parolacce e più sentimento). Troppo umoristico per i poeti, troppo lirico per i cabarettisti, è un juke-box che mixa Achille Campanile e Woody Allen, De André e De Gregori, Bukoskwi e Gozzano. Mescola aulico e profano, ipocondria e ironia, amore e sesso, canzoni pop e polpa autobiografica. Catalano ha all’attivo bestseller di poesia e reading da tutto esaurito in teatri e locali rock. Ammira Alessandro Bergonzoni, sogna di andare a Sanremo e vorrebbe togliere le stelle agli hotel che deludono (una specie di Tripadvisor killer). Ora è in tour con il cantau- libri:
Ogni volta che mi baci muore un nazista (2017) e Ti amo ma posso spiegarti (2013). Del 2016 è il romanzo D’amore si muore ma io no