Phil Collins, seduto ma non sconfitto
SE ESISTESSE UNA MEDAGLIA all’onore di chi non si arrende, Phil Collins certo la meriterebbe. Perché lui, Philip David Charles Collins, classe 1951, resiste ogni santo giorno alla provocazione della sorte che invece lo vorrebbe arrendevole.
Sono anni che è alle prese con gravi problemi fisici che lo indeboliscono sempre più – difficoltà importanti all’udito, interventi alla colonna vertebrale, danni al tessuto nervoso – e ogni volta che se ne presenta uno nuovo, magari più importante del precedente, lui esce di scena, sì, ma non perché ha alzato bandiera bianca. Più semplicemente perché prova a curarsi, a uscirne, a resistere. Poi si ripresenta al mondo per dire: sono qui, un po’ malconcio ma ci sono, con la mia voce e la mia musica.
IL SUO ULTIMO “sono ancora qui” è stato per una confessione. In un’intervista per l’edizione statunitense della rivista Rolling Stone, la pop star britannica componente degli storici Genesis ha ammesso che sì, «all’inizio ero spaventato di come il pubblico avrebbe potuto reagire vedendomi fermo sul palco, ma cantare da seduto si sta dimostrando un’esperienza positiva». Cantare da seduto, perché gli ormai noti problemi alle vertebre e ai nervi delle braccia hanno compromesso la sua mobilità e malgrado tutti i suoi sforzi per cercare di recuperare il recuperabile, il suo piede destro è praticamente immobile. Questo significa che non può suonare la batteria e che non ci saranno più concerti con lui che si muove freneticamente sul palco, anche perché ogni movimento del piede gli causa dolori fortissimi. Ma siccome, appunto, non è tipo da darsi per vinto, ha deciso che andrà lo stesso in tour, che tornerà sui palchi alla faccia di nervi e articolazioni. Anzi. Di più. Ha intitolato il tour – a partire da ottobre negli Stati Uniti e in Canada – Not Dead Yet, Live!
Se ne starà seduto, se sarà necessario anche su una sedia a rotelle, e regalerà al suo pubblico quella voce sottile e morbida che ha fatto sognare milioni di fan e ne ha fatto una star internazionale. Come dice lui stesso: «Adesso sto praticamente fermo per tutto il concerto, ma la gente si concentra di più sulla musica e va bene così, anche se non ero abituato a questa sensazione».
SEMPRE NEL SUO RACCONTARSI a Rolling Stone, Phil ha definito «possibile» un’eventuale reunion dei Genesis, Peter Gabriel escluso. Ha spiegato che si sente spesso con Mike Rutherford e Tony Banks e che – sorpresa – la band potrebbe accettare che alle percussioni suonasse Nicholas, il figlio di Phil («Io non credo di esserne più capace»). «Non riesco a immaginare cosa possa succedere senza che io suoni la batteria, ma tutto è possibile», ha commentato. «Nic ha solo 16 anni ma il suo stile è molto simile al mio, così non devo girarmi e dire cosa fare o meno, perché ce lo ha già dentro».
STAREMO A VEDERE se tutto questo accadrà. E, che accada o no, sarà comunque lui, Phil, a brillare sul palco. E pazienza se i suoi malanni lo hanno molto invecchiato tanto da scioccare i fan in una delle sue ultime apparizioni accanto alla ex moglie, Orianne Cevey. La sua voce pare non invecchiare mai.