Luxuria: «Le mie auto, Vacchessa e Maruzzella»
NEGLI ANNI 80, se non fosse stato per il cedimento della carrozzeria, Vladimir Luxuria quella 500 non l’avrebbe mai lasciata. Il motore sembrava votato all’eternità e per lei «era un amore». Alle sue auto ha sempre dato un nome. La 500 era Maruzzella: «Mi ricordava una scatoletta di tonno. E anche la canzone». Era cabrio per cui, «quando facevo la Drag Queen delle discoteche, con in testa ovviamente delle parrucche gigantesche e coloratissime, queste uscivano da sopra e non passavo certo inosservata. Sembravo Meg dei Simpson». Questa 500, presa usata, aveva anche un prezioso optional preistorico: un bullone sotto il sedile che, quando lo svitavi, fungeva da antifurto: scollegava, secondo meccanismi rimasti avvolti nel mistero, il motore. Anche se qualcuno provava a collegare i fili per farla partire. Hanno tentato di rubarla, ma nessuno è riuscito a fregare il sistema del bullone nascosto. Vladimir, alla guida, è sempre anche stata molto scaramantica. Con strane ritualità: quando passava il confine da una regione all’altra, o anche solo da una provincia all’altra, rallentava e, nel momento in cui superava il cartello stradale che lo indicava, faceva un piccolo saltello sul sedile della sua 500. Una volta il tizio dietro, nervoso per il rallentamento, superandola le urlò a squarciagola: «P...a». Lei, con tettuccio aperto e battuta pronta, rispose: «No, sono un frocio». Lasciata Marruzzella, è stata la volta di una Fiat Uno, che ha reso “muccata”: «L’ho colorata bianca e nera, a strisce, visto che in quel perido avevo una discoteca che si chiamava “Mucca assassina”, al Testaccio». Era una forma di promozione e aveva conquistato una certa notorietà. Ma nonostante questo, che doveva essere un discreto antifurto, gliel’hanno rubata. Forse degli animalisti.