Orgoglio veneto
In questa pagina, dall’alto a sinistra, in senso orario: un gruppo di bambini su un molo a Grado; uno scorcio del centro storico di Caorle; Angeli, Giuffredi e Severgnini sulla spiaggia di Jesolo; la vista dalla terrazza dell’hotel Vidi Miramare & Delfino; il videomaker Antonio Crispino fa le riprese fuori dalla “7mobile”. Nell’altra pagina, in alto da sinistra: una foto ricordo in spiaggia con alcuni lettori a Grado; un giovane a Jesolo; un murales allo stabilimento La Lanterna di Trieste; Angeli fa una foto al confine con la Slovenia
in Friuli-Venezia Giulia, lasciamo Lignano, facciamo scalo a Grado. In molti ci salutano, ci fermano, propongono fotografie di gruppo. Incontro Roberto, conosciuto a Tampere in Finlandia, ai tempi delle Pizze Italians. Una signora mi chiede di reggerle le borse della spesa. Costume da bagno, palettoni, un tuffo e una foto con pareo sul pontile, come due ospiti slovacchi dopo il quarto aperitivo: Angeli è contento di trascinarmi nel gorgo della perdizione turistica, e raccontare tutto. Ripartiamo da Grado nel tardo pomeriggio. Seguiamo la costa, risaliamo verso Monfalcone e i suoi cantieri, scendiamo verso Trieste da Santa Croce. Miramare si annuncia come un grido felice, lo stesso che devono aver lanciato nei secoli i viaggiatori del Nord, arrivando qui. Seguiamo il golfo, passiamo Barcola, fermiamo la “7mobile” tra il molo Audace e piazza Unità d’Italia: un affaccio spettacolare per una città meravigliosa. La polizia municipale passa, vede, capisce e ci perdona. Trieste è l’Est dell’Ovest, l’Ovest dell’Est, il Sud del Nord e il Nord del Sud: e noi veniamo da lontano. Mentre la luce lascia l’ultimo giorno del Lunghissimo Lungomare, guidiamo fino a Muggia e al confine con la Slovenia. Qui finiva l’occidente; ora le caserme non servono più, i confini servono meno. È commovente scoprire che l’Italia termina dietro una curva e ricordare i tanti italiani, istriani e dalmati, che vivevano al di là.
Non c’è nessuno con cui festeggiare la fine del nostro viaggio; e, se ci fosse, non capirebbe. Abbiamo percorso 7.000 chilometri in trenta giorni, dandoci il cambio ogni giorno, con il numero 7 e il nome del Corriere della Sera sulle fiancate. E un’idea fissa in testa: partire dal confine di Ventimiglia e arrivare qui. È fatta. L’Italia è finita. Ehi, Salvini e Di Maio: niente scherzi. Stiamo parlando di geografia.
SIAMO A MUGGIA E AL CONFINE CON LA SLOVENIA. QUI FINIVA L’OCCIDENTE; ORA LE CASERME NON SERVONO PIÙ