Foglie di coca e porcellini allo spiedo
«E RENATO DOV’È? DOV’È RENATO?».
Renato alla fine arriva sempre, dopo un po’, quando si è stufato di far perdere le sue tracce al gruppo e alla moglie Titti. Poi, con nonchalance, lancia al volgo una delle sue perle di umorismo d’antan. E tutto gli viene perdonato fra i sorrisi. Classe 1939, non me ne vorrà se inizio da lui questo reportage di viaggio.
Ventidue lettori del Corriere, età media 65 anni, con punte oltre gli ottanta e due intrusi under 16. E via, per quindici giorni, attraverso il Perù più bello, fra città sacre preincaiche e chiese coloniali in barocco andino, masticando foglie di coca per superare i 4mila metri senza svenire, per poi ritrovarsi in mezzo alle nuvole del Machu Picchu. Il risultato? Stupefacente, senza additivi chimici.
Fin dalla partenza mi accorgo di essere con persone fuori dal comune.
C’è Jenny, l’inglese, e il suo dolce Edo, il senior, che imbarcano un valigione con abnormi farfalle multicolor. E Gabriele, l’architetto rockettaro, che viaggia leggero: uno zaino e quello che non ci sta dentro è in doppio strato sulla pelle. Tutti pronti, scattanti, eccitati «per il tour che ho sempre voluto fare». Paolo ed Esa, che non si lasciano mai la mano, gli inossidabili Mario e Antonietta con la peperina figlia trentaseienne Stefania, alias The