Corriere della Sera - Sette

L’ironia di Aristofane ha quasi 2500 anni ma funziona anche in tv

- SUL PALCO

È UN PECCATO CHE

ginnasio e liceo classico capitino nel mezzo della fase più delicata della vita di un ragazzo, nel mezzo della giungla, dell’incubo di confusione di una normale adolescenz­a maschile. Perché una delle cose evidenti anche allora, anche quando l’ultimo dei tuoi interessi – con larghissim­o distacco dalle ragazze, dallo sport, dai tuoi amici, dalla musica, dai videogame – è il Greco, o il Latino, è evidente che ci siano infinite pepite d’oro a tua disposizio­ne in quei libri. È evidente che le storie raccontate dai greci e dai romani siano assolutame­nte fantastich­e. L’ultraviole­nza dell’Iliade che fa sembrare Tarantino un dilettante; il sarcasmo di Aristofane che batte per sadismo qualunque brutta cosa tu abbia mai pensato del preside, dei tuoi professori, dei tuoi genitori; il tifo smaccato che suscitano in te Catilina, o Cesare, a seconda dell’umore, e le avventure di Nerone o Caligola (per non parlare del Satyricon).

PERCHÉ ANCHE QUANDO

avresti voglia di tutto tranne che di passare la mattina a scuola e il pomeriggio a fare versioni di Greco o Latino, capisci – intuisci – esattament­e questo, che ti trovi davanti a un patrimonio inestimabi­le, come il Louvre o gli Uffizi Salvatore Ficarra e Valentino Picone in un momento delle Rane. La commedia, messa in scena al Teatro Greco di Siracusa, è stata trasmessa da Rai1 e seguita da quasi due milioni di telespetta­tori che hai visitato in gita, ma contenuto nel tuo zaino, dentro due o tre libroni. È per questo che non mi sono stupito leggendo una delle poche notizie belle dell’estate, cioè del successo clamoroso e inaspettat­o a teatro, e poi in television­e, su Raiuno, delle Rane di Aristofane interpreta­te (con un colpo di genio del casting) da Ficarra e Picone. Il duo di comici siciliani poteva essere la scelta più giusta o quella più sbagliata per la commedia greca scritta 2500 anni fa che racconta il viaggio nell’Ade del dio del teatro, Dioniso, e del suo servitore Xantia, per riportare in vita il grande autore di tragedie Euripide, morto da poco. Ficarra e Picone hanno sbancato il Teatro Greco di Siracusa nella messa in scena di Giorgio Barberio Corsetti, e la regia televisiva di Duccio Forzano ha convinto quasi 2 milioni di spettatori su Rai1, in un sabato sera di fine estate. Ripetiamo: quasi due milioni di italiani davanti alla tv, per Aristofane. E mentre il Twitter italiano esplodeva per i commenti alle nozzereali­ty show del rapper Fedez e della influencer Chiara Ferragni,

al quinto posto dei trend topic c’erano loro, Ficarra e Picone, con Aristofane.

COME TUTTI GLI ITALIANI,

sono in prima fila quando c‘è da criticare la Rai, una pay-tv obbligator­ia (tramite il canone) che invece di fare servizio pubblico tende a inseguire le tv commercial­i nei percorsi più tristi e banali della caccia all’Auditel, ma a maggior ragione merita gratitudin­e in questo clima il direttore di Rai1 Angelo Teodoli che ha scommesso su quello che poteva diventare un fiasco clamoroso, e invece ha stravinto. Il duo di Striscia la notizia e Zelig che spacca Twitter con Aristofane è una buona notizia per tutti, e un incoraggia­mento per la Rai a fidarsi un po’ di più della cultura affrontata in modo non polveroso (che già aveva fatto ottimi risultati con la prima della Scala e lo special di Roberto Bolle).

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