Corriere della Sera - Sette

Il migliore della settimana: Federica Cicerchia,26 anni

- Basta foto! Contributo giudiziosa­mente scelto da Micol Sarfatti

HO DECISO DI SMETTERE,

ho deciso di staccare da Instagram, ma per davvero. Sì, lo sto paragonand­o perfino ad un vizio, come il fumo o un bicchiere alcolico di troppo. E vi spiego il perché. Qualche sera fa sono uscita con un gruppo di amici, tutti parte del club dei late twenties, giovani ma non più giovanissi­mi. Alcuni di loro non si erano mai incontrati prima. Fra un cocktail e l’altro cominciamo a parlare di viaggi, lavoro (che a volte c’è e a volte no), studio, matrimoni (i primi), calcio, palestra ed infine… Instagram. Parliamo del successo sproposita­to di alcuni famosi influencer.

AD UN CERTO PUNTO

il ragazzo seduto di fronte a me brandisce il cellulare e mi chiede come si chiama la mia amica per seguirla su Instagram. Eppure non le ha quasi rivolto la parola per tutta la serata. Penso fra me e me che in fondo quei due si piacciano, e dunque mi domando: «Perché non chiederle direttamen­te il numero?». Ora probabilme­nte lui guarderà ogni giorno le sue stories, ma non le scriverà mai. O forse lo farà e si incontrera­nno di nuovo. Chissà...

La serata continua fra uno scambio di account di social e l’altro. Arriva il momento di salutarci ed ognuno si separa, fra frasi più o meno imbarazzat­e e sguardi incerti. Per tutta la serata non ho potuto far altro che pensare a quanto noi ragazzi, per meglio dire giovani adulti, stiamo lentamente abbandonan­do la capacità di interagire fisicament­e con le persone. È come se avessimo paura ad esporci troppo per fare brutta figura o risultare noiosi, per paura di essere giudicati o di sbagliare. Interagire su Instagram invece è più comodo.

È un mondo perfetto dentro cui fare foto ideali e mostrarci immortali, con i denti bianchi, i sorrisi smaglianti, i corpi tesi, i colori e le luci ritoccate.

È UN MONDO IN CUI

sentirsi dèi e girare delle storie personali che durano ventiquatt­ro ore e poi si frantumano, come se non esistesse memoria. Come se non esistesse imperfezio­ne, dolore, difficoltà, persino quotidiani­tà. Eppure esistono e fanno parte di quella storia complicata, e a volte inaspettat­a, che è la nostra vita.

Io voglio indietro tutto. Voglio indietro la libertà di essere così, a volte noiosa, a volte sopra le righe; voglio parlare con le persone, sentirle attraverso le parole, non attraverso delle immagini. Le foto servono a ricordare un momento che c’è stato, che valeva la pena ricordare, ma non servono a vivere il presente. A me la perfezione non piace e non è mai piaciuta. Credo sia tremendame­nte noiosa. Quindi ho deciso di smettere. Smettere davvero e tornare ad essere imperfetta.

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