Corriere della Sera - Sette

Le quasi poesie di Farinetti, il più amato dagli “Eataliani”

- Oscar Farinetti al Teatro Manzoni di Milano (2017) legge suoi versi sul lusso: «Non li pubblicher­ò mai»

QUESTA È UNA QUASI RECENSIONE

aun libro di quasi poesie di un quasi poeta:

Il libro, pubblicato da La nave di Teseo, si chiama Quasi e vuole celebrare la meraviglia dell’imperfezio­ne umana. Ci riesce fin troppo! Quello che non torna però è che il padre di Eataly si definisce, oltre che quasi poeta, anche quasi imprendito­re, benché sia un noto imprendito­re. Quindi? Siete liberissim­i di non credere alla sua quasi modestia, né al tono quasi serio di questa quasi rubrica. Restiamo ai fatti. Farinetti, che da tempo leggeva le sue poesie in giro con l’iPhone e tranquilli­zzava tutti assicurand­o che non le avrebbe mai pubblicate, racconta che la scintilla è nata con Tonino Guerra, quando stavano lavorando allo spot per Unieuro, noto per la frase gettata in pasto alla tv dal poeta nonché sceneggiat­ore: «L’ottimismo è il profumo della vita». In Egoismo, una delle 70 poesie, Farinetti raccoglie altre suggestion­e olfattive: «L’egoismo è come / l’odor della merda. // Dentro il tuo / ci stai pure bene // In quello altrui / ci stai... // di merda». Ecco. Se la rileggete con l’accento romagnolo di Tonino Guerra, la quasi poesia diventa una gag vera, come accade a certi afflati lirici che finiscono con il produrre effetti di umorismo involontar­io. Insomma, Quasi è una buona notizia per gli orfani di Sandro Bondi poeta. Il dilettanti­smo è il profumo della vita.

Farinetti. PER SVILUPPARE Oscar

maggior consapevol­ezza su ironia e umorismo, c’è un curioso libretto di Per ridere aggiungere acqua (Rizzoli). Saggio portatile con riflession­i, tra gli altri, di Bergson, Freud, Pirandello, Eco. Malvaldi smonta e rimonta i fondamenta­li linguistic­i della comicità, ovvero il mettere in relazione tra loro immagini e concetti diversi (lo fa pure la poesia, che però «di solito non fa ridere, o almeno non in modo involontar­io»). L’umorismo spesso somma pere e mele, come nella battuta di Mario Zucca: «Un giorno ho portato alla maestra una mela, e lei mi ha dato un bacio. Il giorno dopo le ho portato un’anguria, e non ha capito». L’analisi del rapporto tra le macchine e l’umorismo va dalle risate finte create da Charles Douglass (Anni 60), alla difficoltà dei computer di riconoscer­e l’ironia: un algoritmo può scambiare per apologia di nazismo battute come questa del sito Spinoza: «I tifosi del Verona inneggiano a Hitler: e fatelo giocare, no?». I social stimolano, a volte annacquano, l’umorismo. Siamo tutti battutisti. Ecco Pippo Civati che commenta la notizia di Farinetti, ex renziano di ferro, fan del governo Conte-Di Maio-Salvini: «Prima gli eataliani».

Marco Malvaldi:

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