Un paio di semplici occhiali da lettura salvano il lavoro e migliorano la vita
IL RACCONTO POPOLARE
narra che il navigatore Cristoforo Colombo, a cena dal cardinal Mendoza al ritorno dalla scoperta dell’America, abbia sfidato alcuni gentiluomini sivigliani che sminuivano la difficoltà della sua scoperta, a realizzarne una altrettanto facile: far stare un uovo dritto sul tavolo. Non riuscirono e conclusero che non ci fosse soluzione. Tutti sappiamo come finì: Colombo, picchiandolo leggermente sullo spigolo del tavolo, ammaccò l’estremità dell’uovo che così rimase in piedi. L’impresa di Nathan Congdon, oculista alla Queen’s University di Belfast, in fondo, non è stata più complicata. Anche lui ha semplificato tutto all’essenziale: nell’Assam, Stato nord-orientale dell’India da cui proviene un tè pregiato, ha misurato la vista a raccoglitrici (soprattutto) e raccoglitori di oltre 40 anni, ha selezionato i 751 presbiti e li ha divisi in due gruppi. Ad uno solo ha dato occhiali per vedere meglio le foglioline da selezionare. Costo per ogni paio, 15 euro. Dopo undici settimane, ha misurato la produttività di tutti: chi portava le lenti ha raccolto il 39 per cento in più del passato, gli altri solo il 18 per cento. Il test dimostra una cosa:
talvolta basta un’idea semplice per cambiare la vita di singole persone e di intere comunità.
PER NOI OCCIDENTALI
gli occhiali sono un accessorio, e già questa definizione la dice lunga su quanto li consideriamo importanti. Magari li cerchiamo di gran moda. O siamo concentrati sulla loro evoluzione tecnologica: dopo il flop dei
Google Glasses, sta per arrivare sul mercato – anzi, prepariamoci – una nuova generazione di occhiali hi-tech con cui vedremo e faremo cose fantascientifiche agitando la testa. L’esperimento dell’Assam, però, vale di più. La differenza fra avere un paio di semplici occhiali, e continuare a vedere bene quando le diottrie si abbassano, e invece non averli si traduce nella differenza ben più sostanziale tra conservare un lavoro e un reddito decente e finire invece in mezzo a una strada. In India, letteralmente:
chi è scartato dai campi di tè è spesso destinato a spaccare pietre o a pulire nei cantieri, e per poche rupie.
Non è un caso se nove su dieci fra le lavoratrici alla fine della prova hanno chiesto di acquistarle a proprie spese!
NON SONO SOLO GLI INDIANI
che lavorano nei campi ad aver la necessità di buona vista. Meccanici, operai tessili... I presbiti nel mondo sono più di un miliardo, in maggioranza nei Paesi in via di sviluppo. Inoltre è vero, statisticamente la presbiopia si determina soprattutto fra i 40 e i 55 anni: ma pensiamo ai ragazzi in età scolare e a quanti sono penalizzati nelle già scarse possibilità di studio per una carenza tanto risolvibile...
Certo, in alcune regioni del mondo occhiali a 15 euro sono cari: corrispondono a un terzo del reddito mensile medio. La correzione della vista richiede poi la presenza di qualcuno che la misuri: in tutta la Liberia ci sono solo due oculisti, entrambi nella capitale, e altri Paesi africani non sono messi molto meglio.
Spesso però è l’ignoranza del problema a ostacolare l’uso degli occhiali.
Così c’è chi sta pensando al vecchio sistema porta a porta, con le donne che invitano le amiche a casa a provarne un paio. Un’idea semplice. Come l’uovo di Colombo. Che alla fine, benché sia solo un aneddoto, evidenzia il punto: a grandi problemi spesso bastano soluzioni semplici.