Perché il duello della domenica può diventare trash
MARA VENIER CHE RITORNA
a Domenica In contro Barbara D’Urso e la sua Domenica Live, è classica sfida Rai1 - Canale5 inevitabilmente molto attesa ma con un esito che sarebbe ingiusto, ingeneroso e sostanzialmente sbagliato misurare soltanto con i futuri dati Auditel. Gli ascolti della domenica pomeriggio sono stati fino a maggio il regno sostanzialmente incontrastato di Barbara D’Urso che, intervistata da Tv Sorrisi e Canzoni aveva prudentemente anticipato che gli ascolti avrebbero favorito il ritorno di Mara Venier, che è «molto atteso, perché è bravissima e perché ci sono alcune circostanze che oggettivamente la favoriscono…Lei parte subito dopo il Tg1, circa 15 punti di share sopra di noi, e ha pochissime interruzioni pubblicitarie. Noi in una puntata di Domenica Live abbiamo 15 pubblicità: questo rende più difficile tenere incollato il pubblico».
TUTTO VERO,
ma onestamente non fa notizia: ci mancherebbe anche che Rai1, incassato il canone, facesse poi più interruzioni pubblicitarie di Canale5. Ma il motivo che consiglia di essere prudenti nel pronosticare sconfitte sistematiche per D’Urso è semplice:
Venier è Venier, prematuramente e frettolosamente data per “bollita” prima di questo grande ritorno,
e non si discute la sua capacità di guidare un programma popolare con mano fermissima.
D’Urso però ha una caratteristica speciale: attraverso
A sinistra, Mara Venier: ha già presentato dal 1993 al 2014 e ora torna per la nuova edizione. A destra, Barbara D’Urso, conduttrice di Domenica Live dal 2012
una carriera variopinta ha costruito quello che nel linguaggio del marketing è impossibile non definire un “brand”.
Soltanto negli ultimi dieci anni ha fatto infotainment (Mattino Cinque con Brachino), la cronaca rosa di Pomeriggio Cinque, il Guinness dei primati de Lo show dei record, il varietà Fantasia con Luca Laurenti, il talk-show Stasera che sera, veglioni di Capodanno, il talent Baila! ,il Grande Fratello .A volte con risultati ottimi, talvolta con risultati pessimi e polemiche e cancellazioni repentine, ma sempre con una costante: se stessa, il suo brand. Costruito con attenzione, senza badare (apparentemente) alle critiche, giocando sempre all’attacco pur nell’oggettiva difficoltà della concorrenza, spesso, in un Paese tristemente maschilista come l’Italia, di colleghe più giovani.
SE FOSSE UN CALCIATORE,
Barbara D’Urso sarebbe disposta a giocare in difesa, centrocampo, attacco, correndo sempre tantissimo, che è una bella cosa (la generosità, professionale come la generosità nella vita, è sempre lodevole).
Il suo limite è il ricorso al trash, con un cinismo che è difficile non rilevare, quando si trova in difficoltà.
Un po’ come se, tornando al paragone calcistico, D’Urso fosse disposta a sacrificarsi ovunque durante la partita ma poi si lasciasse andare a fallacci contro gli avversari, di quelli che mandano in infermeria con la barella. In questo senso, è difficile razionalizzare quell’intervista imperdonabile con un Francesco Nuti in grandissima difficoltà per problemi di salute, che sette anni dopo rimane il punto più brutto di una carriera dai molti momenti felici. Il Grande Fratello più recente ci ha fatto vedere una D’Urso disposta, quando c’è bisogno, a non disdegnare il trash. Al netto delle necessità commerciali e di ascolti e del materiale a lei a disposizione al GF, c’è solo da augurarsi che se davvero dovesse trovarsi in difficoltà contro la bipartisan, sorridente Venier, D’Urso non torni a utilizzare nuovamente qualche colpo basso, televisivamente parlando. Sarebbe un peccato, e non gioverebbe al suo brand.