Fonzie si evolve, speriamo anche Fabrizio Corona
LA VITA È SORPRENDENTE
nelle piccole cose: ti siedi davanti al computer per scrivere una rubrica sull’argomento della settimana – Fabrizio Corona che da ottobre lancia un portale sul reality show della sua vita, filmata 24 ore su 24 – e vedi sul
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Press: per la prima volta telefono un anche della Associated
Henr y Winkler, il Fonzie di Happy Days al quale almeno un paio di generazioni di spettatori hanno voluto e continuano a volere bene, ha vinto l’Emmy, Oscar della televisione
.E allora urgono, prima di parlare di Corona, un paio di considerazioni: il premio a Winkler non è alla carriera, da pensionato dello show business
che raccoglie gli onori a lui dovuti, ma per uno show nuovissimo, Barry (del quale Videocrazia ha scritto nei mesi scorsi). Cosa che ci consola:
una delle lezioni che Winkler ci dà è che anche se hai fatto una cosa enorme nella tua vita – la giacchetta museo Smithsonian di Washington, giustamente: fa parte anche lei della Storia americana – è sbagliato sedersi a fare il vedovo di te stesso, custode del tuo successo di una volta.
WINKLER HA SEMPRE RECITATO,
una serie di successo dopo l’altra (Arrested Development, Childrens Hospital) e teatro e cinema. Al punto che, quando lo intervistai qualche
anno fa, spiegò che, a seconda dell’età dei fan che lo avvicinano, sa già di quale serie gli parleranno Henry Winkler è passato alla storia della tv per aver interpretato il personaggio di Arthur Fonzarelli (con la sua tipica giacchetta di pelle) nel programma Happy Days (1974/1984) – Happy Days per quelli della mia età, i venti-trentenni per Arrested Development, quelli più giovani per Childrens Hospital. Winkler quindi ci rincuora con questo premio ottenuto
quarantatré anni dopo la prima nomination (scherzando ha spiegato preparato per quella sera ormai così lontana): la nostalgia non serve, ed è sempre bello e salutare trovare nuove strade.
LA NOTIZIA DEL TRUMAN SHOW
Corona invece è un po’ meno allegra: l’ha data a Federica Panicucci a Mattino Cinque, il 1° ottobre, del portale sul quale raccontando il lancio, «racconterò la mia vita in diretta». Renato Franco sul Corriere della Sera è stato come sempre fulminante: «Un portale a misura di ego (il suo) e voyeurismo (i guardoni dei social)». Cosa aggiungere? Che da una parte è ovvio l’augurio di un po’ di pace per un uomo dalla vita complicata, e la speranza che non commetta altre sciocchezze in futuro. Dall’altra,
è un brutto presagio il successo del video, diventato virale sui social media, nel quale Corona canta «Viva la libertà» e poi cade rovinosamente dalla bicicletta.
impossibile non concludere che Se si fosse fatto molto male – cosa possibile, visto il volo – i clic sarebbero aumentati ancora. Corona – figlio di uno dei giornalisti più bravi che io abbia conosciuto, Vittorio Corona, scomparso più di funzionano i giornali e le tv e i social media, ma a questo punto della sua vita dovrebbe aver capito che sapere le regole del gioco non ti protegge, necessariamente, dalle conseguenze.
CI SARÀ TANTA GENTE
che guarderà il suo reality sperando che, in un modo o nell’altro, si faccia male, come quelli che si sintonizzano sulla partenza del Gran premio sperando più o meno inconsciamente