Gianrico Carofiglio: «Scuola guida in divisa»
GIANRICO CAROFIGLIO
è faticosamente arrivato alla patente nel 1980. Il suo approccio alla guida era scadente, anche se lui sentiva di essere un automobilista superiore alla media. «È un’abitudine confermata da vari studi sulla psicologia sociale
La vera scuola guida, sul campo, l’ha fatta l’anno dopo durante il servizio militare. Lì si è ritrovato nei panni, che all’inizio gli andavano stretti, di autista:
degli italiani. Io non facevo eccezione». «Dovevo anche guidare i camion». Un colpo di scena inaspettato. Ha vissuto pericolosamente, anche chi si trovava a bordo dei mezzi condotti da lui. Alla fine, comunque, ha ottenuto una patente D: «Potevo guidare anche i pullman». Nelle forze armate, evidentemente, si prendeva quel che passava il convento. Un altro militare, anche lui addetto alla guida, con cui Carofiglio andava a fare la consegna della posta, era invece un pilota vero, di rally. Prima di tornare in caserma, a volte allungavano un po’ il giro, con derapate e testacoda. «Avevo imparato a farlo anch’io. Ora posso dirlo perché ormai è scattata la prescrizione». A conferma della sua sprovvedutezza al volante, prima di fare la scuola guida militare, aveva compiuto anche un viaggio di 40 chilometri con freno a mano in parte tirato. Impresa diversa, e più gloriosa, è stata un trasferimento notturno su una jeep, in Namibia, al buio, dove
lodge era facile, a cominciare dalla guida a destra e, soprattutto, perché è riuscito a raggiungere sano e salvo il gli impala attraversavano la strada all’improvviso. Quelli sono i 300 chilometri che si sono fissati di più nella sua memoria. «È un Paese civiltà e si entra in un mondo ancestrale».