«Se puoi fare del bene e non lo fai, sei un deficiente»
L'attore, reduce dallo Zimbabwe, parla del volontariato, del rischio del narcisismo, del mestiere che cambia. Il movimento #metoo? «Attenzione al politically correct e all'autocensura». Il momento politico? «Parlo troppo, poi combino pasticci»
IN UN POMERIGGIO DI OTTOBRE A MILANO
, tra i quartieri di Lambrate e Piola, il sole sembra quello di aprile. Filtra dai vetri dell’Osteria dell’Utopia, libreriaristorante, e illumina le sedie colorate. Claudio Bisio, attore di teatro e cinema, conduttore, comico, autore, mi ha dato appuntamento qui. Sento la sua voce, all’improvviso, mentre osservo due tavolate di ragazzi che festeggiano la laurea. «Scusa, sono raffreddatissimo. Questi sbalzi di temperatura alla mia età sono pericolosi». Poi una risata, subito familiare a chi, come me, ha trascorso l’adolescenza davanti a programmi come Mai
e Zelig (e si è affidato all’89.24.24, numero trovatutto di cui Bisio era testimonial, prima che a Google!). Ci accomodiamo in una piccola sala con le pareti ricoperte da libri. «Il mio preferito di sempre è Le Cosmicomiche di Italo Calvino», dice. «C’è tutto: la scienza e la magia, il viaggio e i tarocchi. Adesso sto leggendo Mio assoluto amore di Gabriel Tallent. Bellissimo». Ordina un chinotto. «Lo fanno ancora?», scherza con la