Lo chef brianzolo si ispira a Leonardo da Vinci
CI SONO DUE TIPI DI MATTI SANI.
Quelli che finiscono per fare i portieri in qualche squadra di calcio e quelli che invece si accomodano dietro i fornelli. Perché un po’ matti bisogna essere se ti inventi una parmigiana di melanzane a forma di ostrica creando un’illusione che spiazza completamente chi ha il piatto davanti. Ma Luca Alfonso, chef e patron del Doma Num di Carate Brianza è fatto così.
Mai dare nulla di scontato quando entri nel suo piccolo ristorante (solo 25 posti, prenotate please).
MEZZO SICILIANO E MEZZO BRIANZOLO,
fisico palestrato, parlantina sciolta, ha solo 34 anni (ma è in cucina da quando ne aveva 14) e un futuro segnato sulle guide più importanti (la Michelin lo ha già messo sotto stretta osservazione). È un maniaco della perfezione: il tovagliolo deve stare a quattro dita dal piatto, il bicchiere a tre, le posate a due; non si deve vedere una piega sulla tovaglia e il cliente deve essere sempre sorpreso da qualcosa, ad ogni portata. «Potevo fare il cuoco oppure l’artista, mi piace disegnare», dice. E questo sarebbe un fatto normale. Nel caso di Luca, ovviamente no.
Lui disegna ogni idea che riguarda un possibile piatto da proporre.
Ma avendo una passione smodata per Leonardo da Vinci, i suoi schizzi (consultabili su un paio di album nel locale e appesi alle pareti) sono tutti realizzati con la matita rosso sanguigno che utilizzava il maestro.
PENSA VENTIQUATTRO ORE AL GIORNO
a nuovi abbinamenti da creare. Che siano primi, secondi o dolci: categorie che sul suo menù (appoggiato in cornice su ogni tavolo) non esistono. Esistono proposte, una in fila all’altra. Dal riso con la lavanda (in mancanza di glicine) l’ostrica e il gambero di Mazara, al Brulée di padano, ricci e mandorle e così via.
Gusti esplosivi ma sempre equilibrati, eleganza e sostanza.
Sì, roba da matti questo locale.