Corriere della Sera - Sette

Goldoni: «Mia moglie disse no alle gare»

- RICORDI PILOTATI DA STEFANO RODI

LUCA GOLDONI HA AVUTO

fin da bambino la passione per la meccanica. «Credo di averla ereditata da mio nonno, inventore, anche se non ho certo preso il suo talento. Lui brevettò un motore rotativo che è esposto al museo della tecnica di Washington. Io ho solo scoperto che, bucando la marmitta, la mia lambretta faceva più rumore. Ma è un sistema che non ho mai brevettato». Oltre al grande talento per la scrittura,

Luca Goldoni ha sempre avuto anche quello per la velocità. «Andavo forte, sia in moto sia in auto. Ero portato, tanto da voler correre in pista».

C’era un ostacolo insormonta­bile però: sua moglie. «Una volta è venuta in pista e si è sdraiata davanti alla mia auto per non farmi partire». Col tempo e la costanza è riuscito a strapparle una concession­e: partecipar­e al campionato di go-kart dei giornalist­i. Lo vinse, a Firenze, a mani basse. Ha preso parte anche a una Mille Miglia con una Alfa 1900 super: alla guida c’era un collaudato­re dell’Alfa Romeo. «Era un fenomeno, ma ogni tanto passava il volante anche a me». Una volta arrivati a Rimini c’è stato un problema con il passaggio della benzina dal carburator­e al serbatoio e si sono dovuti ritirare.

«Non ho avuto eredità, ma ho guadagnato parecchi soldi con i libri e li ho sempre spesi subito nelle auto. Ho comprato anche una Ferrari che però ho venduto in fretta perché non era nelle mie corde: troppo vistosa». La più amata è stata invece una Lancia Delta integrale a quattro ruote motrici: «Era un bolide, con un’accelerazi­one pazzesca». Infatti faceva una scommessa: allontanav­a il sedile dell’ignaro passeggero dal cruscotto e scommettev­a con lui 5mila lire se riusciva a toccarlo nei primi duecento metri. Niente da fare: tutti incollati al sedile, almeno nei primi 200 metri.

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