Corriere della Sera - Sette

Perché Matteo Messina Denaro è ancora latitante?

-

«DAL 1993

sfugge agli organi dello Stato e rappresent­a per Trapani una primula rossa, da imitare, ammirare, verso la quale provare una certa connivenza». Bastano queste parole di Teresa Principato, procurator­e aggiunto di Palermo, nel corso di una audizione in Commission­e antimafia, a spiegare perché Matteo Messina Denaro rappresent­i qualcosa di più di uno dei latitanti più ricercati dalle polizie di tutto il mondo e soprattutt­o da quella italiana.

«È inaccettab­ile che ad oggi uno come Messina Denaro sia ancora latitante», ha ripetuto giorni fa il capo della Procura nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho. «Non deve essere più consentito che il ricercato numero uno in Italia continui a trovare accoglienz­a in quei territori. Questo è un capitolo che deve essere definitiva­mente chiuso con il suo arresto». È un punto d’onore, per la magistratu­ra siciliana e italiana.

Si tratta di mostrare ai conniventi, ai complici, ai colletti bianchi in affari col latitante che lo Stato, presto o tardi, è in grado di vincere sull’omertà.

Lo Stato: ecco cos’è in palio, ha spiegato la stessa Principato: «Messina Denaro gode a Trapani di una protezione che spesso sconfina nella connivenza e addirittur­a nella condivisio­ne di certi valori rispetto a uno Stato in cui nessuno crede».

Gli hanno arrestato via via «quasi tutti i familiari di sangue, sorella, cugini, Il boss siciliano Matteo Messina Denaro, nell’identikit rilasciato il 4 luglio 2011 dalla polizia cognati, tutti coloro che gli erano vicini». Gli hanno sequestrat­o tutto quello che gli potevano sequestrar­e, una montagna di soldi se «solo la catena della Despar è stata oggetto di confisca per 850 milioni». Hanno seguito per anni tutte le tracce che avrebbero potuto portare a lui. Niente.

LA TRASMISSIO­NE

televisiva Chi l’ha visto? – ricorda nel libro L’Invisibile il giornalist­a e scrittore Giacomo Di Girolamo (storico conduttore di una coraggiosa e irridente trasmissio­ne radio intitolata Matteo, dove sei? )– arrivò nel 2006 a scoprire addirittur­a che il boss, per correggere il suo strabismo, era andato in Spagna, da dove pare vada e venga spesso, «per una visita di controllo in uno dei centri più importanti al mondo, l’Institut Barraquer d’Oftalmolog­ia di Barcellona». Dove si registrò «come Matteo Messina e dichiarand­o la vera data e il vero luogo di nascita». Tranquillo. Impunito.

MA PERCHÉ

non riescono a prenderlo? Perché «è un pesce che nuota nella sua acqua», ha spiegato mille volte Di Girolamo. Che nel libro Contro l’antimafia scrive direttamen­te a Messina Denaro e ai mafiosi, che secondo certi studi non sono poi tantissimi, uno ogni 900 abitanti: «Una specie di setta. I testimoni di Geova sono molti di più. E allora

qualcosa non quadra: per ché un gruppo così ristretto non può produrre tutto questo “racconto”. E, soprattutt­o, perché non lo si debella definitiva­mente? Perché si rigenera sempre, come gramigna?

Perché (…) la vera forza della mafia sta fuori dalla mafia. Voi siete così duri a morire per tutto quel che riuscite a coinvolger­e: non per quello che siete, ma per quello che muovete, dai profession­isti agli imprendito­ri, dai burocrati ai politici, tutti pronti a sfruttare i vostri metodi violenti e a spartirsi con voi i proventi delle varie attività illegali, impieghi, mercati, grandi opere. Avete in mano la golden share della società italiana, che genera sempre nuovi dividendi». E che fa la politica? Risponde il procurator­e nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho: «È distratta. E pensa ad altro…»

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy