Il coraggio dei ponti
IIL PONTE PIÙ PONTE GIANCARLO ASCARI PIA VALENTINIS
Eche ci sia è una città: Pontedera. Lo è nel nome (che vuol dire cavalcavia sul fiume Era), ma lo è anche nella natura anfibia. Il centro toscano infatti divide i suoi abitanti in pontaderesi e pontederesi: i primi sono quelli nativi, i secondi sono quelli che ci vivono ma che non ne sono originari. Perché il ponte ha una doppia anima, unisce e divide. Come tutti i punti di congiunzione tra due sponde, due persone, due idee.
Forse in nessun’altra creatura frutto d’ingegneria fragilità e stabilità convivono in una simile altalena di contrappesi:
il ponte Morandi di Genova era il simbolo del progresso tecnologico conquistato nel secondo dopoguerra, ma poi il crollo, nello scorso agosto, ne ha rivelato tutte le invisibili crepe che da tempo – silenziosamente – ne minavano la tenuta.
Quel crollo ha toccato tutti nel profondo e forse non è un caso:
è proprio in tempi divisi e contrapposti che la figura simbolica del ponte si riaffaccia come una speranza.
Ecco perché l’interessante libro illustrato uscito per Bompiani e firmato da Giancarlo Ascari e Pia Valentinis, nel titolo è perentorio: Ponti. Non muri. E nella quarta di copertina recita: Un libro sui ponti. E perché non sui muri? Perché no. Eppure a volte i